Meryl Streep: Lady Oscar verso la terza statuetta
Da una Julia ad un’altra Julia. Si può sintetizzare così il percorso cinematografico compiuto sino ad oggi da Meryl Streep. Le due striminzite scene di Julia (1977) inaugurano lo strepitoso curriculum di una delle più grandi attrici viventi. La sua mirabile grazia interpretativa, unita all’eleganza e allo stile low profile di una donna antidiva per eccellenza ribadiscono il concetto di film in film: Meryl Streep, l’unica e la sola, colei che in trentadue anni di carriera ha sbaragliato la concorrenza di fior fiore di attrici. Straordinariamente versatile, ha saputo ritrarre in maniera sempre impeccabile un’incredibile varietà di figure femminili, spaziando dal melodramma alla commedia diretta dai più grandi maestri del cinema (Pollack, Altman, Cimino, Allen, Eastwood). Con il suo ultimo ruolo, quello di Julia Child, Lady Oscar è alla sua sedicesima candidatura al premio dell’Academy. Un primato assoluto difficilmente eguagliabile da qualsiasi altro attore. Un record che l’attrice tende a minimizzare con la sua proverbiale modestia. “Questo fa di me anche la più sconfitta”, ama ripetere la Streep a chiunque si azzardi a ricordarle le sue innumerevoli nomination all’attivo, premiate solo in due occasioni: nel 1980 per Kramer contro Kramer (come attrice non protagonista) e nel 1983 per La Scelta di Sophie (migliore attrice).
Come detto l’esordio al cinema di Meryl Streep risale al 1977 quando Fred Zimmerman le offre l’opportunità di una particina in Julia, dramma femminile sullo sfondo della seconda guerra mondiale. Il suo talento verrà pienamente riconosciuto nel 1978 grazie al ruolo da non protagonista ne Il Cacciatore, capolavoro post-Vietnam diretto da Michael Cimino che gli vale la sua prima candidatura all’Oscar. L’anno seguente recita accanto a Woody Allen in Manhattan, ma la celebrità e la definitiva consacrazione gliela darà solo il lacerante Kramer contro Kramer (1980) che regalerà alla Streep il suo primo Oscar. Premio che vincerà per la seconda volta, tre anni dopo con la toccante e magistrale performance di una prigioniera polacca scampata ai lager nazisti ne La scelta di Sophie. Seguono memorabili interpretazioni per la “De Niro in gonnella” (chiamata così per la cura meticolosa con cui costruisce i suoi personaggi) in Silkwood, La mia Africa, Ironweed, Un grido nella notte, con qualche incursione nella commedia leggera americana (She devil, Cartoline dall’inferno, e La morte ti fa bella).
Nel 1995 interpreta l’italo-americana Francesca Johnson ne I ponti di Madison County di Clint Eastwood. Da allora in poi la carriera della Streep è tutto un crescendo fino ad arrivare ai giorni nostri dove l’attrice, ormai sessantenne, non smette di stupire grazie soprattutto a due pellicole campioni di incassi come Il Diavolo veste Prada e Mamma mia, che riportano in auge una professionista esemplare, la più grande icona femminile che il cinema contemporaneo possa vantare.
Enrica Raia