Misery non deve morire compie 30 anni ed è ancora tremendamente attuale
Misery non deve morire usciva trent'anni fa al cinema. Diretto da Rob Reiner, il film tratto dal romanzo di Stephen King è ancora tremendamente attuale. Prima dei followers, prima degli influencer, prima dei social media, lo scrittore del Maine è riuscito in quel romanzo a sintetizzare in anticipo gli effetti e le conseguenze del rapporto morboso che i fan hanno con i loro idoli.
La trama di Misery non deve morire
La trama è semplice come quella di ogni capolavoro: Paul Sheldon, scrittore diventato famoso grazie a una serie di romanzi che hanno per protagonista Misery Chastain, decide di concludere la serie con un ultimo romanzo che sancisce la morte della stessa. Dopo aver finalmente terminato il lavoro su un nuovo romanzo, completamente differente da quanto fatto in passato, lascia la baita nella quale si era rifugiato per cercare ispirazione – in una località sperduta del Colorado – e si ritrova privo di sensi dopo un incidente d'auto, in seguito a una tormenta di neve. La persona che lo salva, Annie Wilkes, si scoprirà essere una sua grande fan. Dopo alcuni giorni, strane coincidenze e circostanze, Paul Sheldon scoprirà che Annie Wilkes ha un lato maligno e morboso.
Il successo e l'Oscar a Kathy Bates
Misery non deve morire è una delle trasposizioni cinematografiche più riuscite dai romanzi di Stephen King. Non è un caso che alla regia ci sia Rob Reiner, lo stesso di "Stand by me", trasposizione di uno dei racconti più belli dello scrittore, "The Body". Il film è stato premiato con un Golden Globe e un Oscar come miglior attrice per Kathy Bates, autrice di una prova straordinaria che l'ha consacrata definitivamente al grande pubblico. Anche gli incassi furono importanti: a fronte di un budget di 20 milioni di dollari, il film incassò 61 milioni di dollari.
Il punto centrale del film
Nel 1990, la trama funzionava perché metteva un idolo, o comunque un personaggio pubblico, nelle mani di una persona comune che aveva così la possibilità di entrare nel suo privato. Con i risultati che conosciamo. Oggi, questi risultati sono fin troppo chiari. La sfera privata di una personalità pubblica praticamente non esiste più; la presenza online viene curata e aggiornata costantemente. Ne consegue che dieci, cento, mille piccoli e piccole Misery sono a portata di smartphone. Contattare il proprio artista preferito non è mai stato così facile come in questo decennio. Puoi osannarlo, puoi dargli addosso e incitare altri a fare lo stesso. E sappiamo, oggi, quanto l'hate speech sia devastante. Misery non deve morire è una bolla perfetta, ridotta in scala, di quanto accade oggi, tutti i giorni.