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Morto Umberto Lenzi, il regista di poliziotteschi e horror aveva 86 anni

Morto a Ostia il regista di cult come “Milano odia: la polizia non può sparare”, “Roma a mano armata” e “Napoli violenta”, capace di passare dal giallo erotico all’horro cannibalico, dal poliziottesco al bellico.
A cura di Valeria Morini
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Se ne va oggi a 86 anni Umberto Lenzi, regista, sceneggiatore e scrittore noto soprattutto per il suo importante contributo ai generi poliziottesco e horror. Autore di oltre sessanta pellicole girate tra gli anni sessanta e gli anni novanta, ha diretto veri e propri cult adorati all'estero (Quentin Tarantino è un suo fan appassionato) come "Milano odia: la polizia non può sparare", "Roma a mano armata" e "Napoli violenta". Come riferisce l'Ansa, dalla casa di riposo Villa Verde era stato ricoverato all'ospedale Grassi di Ostia dove è deceduto. Lo conferma la struttura sanitaria dove era ospite da tempo.

La carriera di Umberto Lenzi

Nato a Massa Marittima, in provincia di Grosseto, il 6 agosto 1931 e diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1956, politicamente anarchico e fan di Raoul Walsh e Samuel Fuller, collaborò con riviste cinematografiche come Bianco e Nero prima di esordire come aiuto regista in film come "Il terrore dei mari". Seguirono film d'avventura come i salgariani "Sandokan, la tigre di Mompracem" (1963) con Steve Reeves e "I pirati della Malesia" (1964). Tantissimi i generi esplorati, compresi quello spy, sulla scia del successo di 007 (con, tra gli altri, i film "A 008, operazione Sterminio"e "Superseven chiama Cairo"), il bellico ("La legione dei dannati", "Il grande attacco" con un cast di stelle come Henry Fonda, Helmut Berger e John Huston) e persino il peplum (il bizzarro "Zorro contro Maciste"). In alcune pellicole si è firmato con gli pseudonimi di Hank Milestone, Humphrey Humbert o Harry Kirkpatrick.

I gialli e i poliziotteschi

Negli anni in cui Dario Argento rivoluzionò il thriller all'italiana, lui rispose con i gialli erotici: "Un posto ideale per uccidere", "Sette orchidee macchiate di rosso", "Il coltello di ghiaccio", "Spasmo" e "Gatti rossi in un labirinto di vetro". Curioso il sodalizio con l'attrice americana Carrol Baker, che con lui girò ben quattro film. Sempre nei Settanta, raggiunse probabilmente il più alto livello della sua carriera con i già citati poliziotteschi, sottogenere tutto italiano del poliziesco-action, caratterizzato da toni molto violenti e duri, ma anche ironici. Nel suo "Roma a mano armata" (1976) appare la "coppia" formata da Tomas Milian e Maurizio Merli.

L'invenzione del Monnezza, gli horror

Ed è proprio Lenzi con Milian a inventare il leggendario personaggio di Er Monnezza, ladruncolo borgataro che appare in "Il trucido e lo sbirro" e "La banda del gobbo". L'attore cubano interpreterà lo stesso ruolo in "La banda del trucido", diretto però da Stelvio Massi: un "tradimento" che porta alla fine del sodalizio artistico Lenzi-Milian.

Come i colleghi Argento e Fulci, Lenzi approda anche all'horror, anche in questo caso contribuendo in modo significativo a un importante sottogenere di quegli anni: il cannibal-movie, da "Incubo sulla città contaminata" (1980)  – direttamente ispirato a Romero,  cult personale per Tarantino, che lo omaggiò dando il nome dell'attore protagonista, Hugo Stiglitz, a un personaggio di "Bastardi senza gloria" – a "Mangiati vivi!" (1981) e a "Cannibal Ferox" (1981). Da segnalare inoltre l'azzardato sequel apocrifo "La casa 3 – Ghosthouse" (1988), con cui osa dare seguito nientemeno che alla celebre saga americana di Sam Raimi, e "Demoni 3", anche in questo caso capitolo spurio di una serie (quella creata da Lamberto Bava). L'ultimo film è "Hornsby e Rodriguez – Sfida criminale" (1992), girato tra gli Stati Uniti e Santo Domingo. Collaboratore della rivista Nocturno, Lenzi ha scritto anche diversi romanzi gialli, dall'esordio "Delitti a Cinecittà" all'ultimo, del 2015, "Cuore criminale", molti dei quali vedono protagonista l'ispettore Bruno Astolfi.

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