Nicolas Vaporidis racconta tutto il suo amore
Per il grande salto da attore a produttore, il divetto nostrano Nicolas Vaporidis ha scelto una storia di viaggi e passioni e un regista esordiente per raccontarla: Tutto l’amore del mondo, doppio esordio dell’attore italo-greco alla produzione (con l'aiuto di Medusa) e di Riccardo Grandi alla regia, è la storia di un gruppo di ragazzi che, chi per lavoro chi per piacere, fanno un viaggio lungo l’Europa, affronteranno avventure e contrattempi e riusciranno a conoscersi meglio.
“Volevamo raccontare la differenza tra viaggiatore e turista – dichiara Vaporidis – perché il viaggio è qualcosa di intimo e personale, fatta di condivisione che arricchisce e cambia”. E’ questa la base di partenza di una sorta di on the road senza molta strada, che si sposta lungo il vecchio continente per scoprirne i luoghi romantici, di solito i più tipici e folkloristici. “Il viaggio è un pretesto per raccontare una storia e il viaggio è una grande fonte di ostacoli da superare, come ogni buona storia” dice il regista, scelto personalmente da Vaporidis più per una questione d’amicizia che di talento, visto la sciattezza con cui conduce la maggior parte delle scene.
Il film si gioca le sue carte nella prima ora, dove non succede nulla d’interessante, e quando la seconda parte mette un po’ più di carne al fuoco si perde nella banalità di frasi, dialoghi, sentenze da cioccolatino. Nell’idea che ogni ragazzo, adolescente o post, abbia bisogno di finta poesia più che di realtà. Ci si può parzialmente consolare con gli attori, Vaporidis in primis che ha fatto qualche progresso e che ha colto “l’occasione che mi è stata proposta di avventurarmi in un campo che ancora non conoscevo, in cui ho potuto collaborare al lavoro di scrittura e di regia, facendo emergere la mia visione della commedia”, ma anche Myriam Catania, alle prese con un personaggio vivace creato ad hoc e Ana Caterina Morariu (nota per aver interpretato Intelligence con Raoul Bova), convinta che il film sarà “amato dai giovani, ma anche dai diversamente giovani, come i nostri genitori”. Il che di certo non basta per cambiare la vita degli spettatori alla stregua di un viaggio di formazione.
Emanuele Rauco