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Nicole Kidman sta dalla parte di Trump: “Dobbiamo sostenerlo”

L’attrice sceglie una strada diversa rispetto al mondo di Hollywood. Non si oppone al neo presidente, ripromettendosi di sostenerlo.
A cura di Andrea Parrella
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Altro che Meryl Streep, verrebbe da dire. Nicole Kidman non ci sta a schierarsi a prescindere e a sfiduciare moralmente il neo presidente americano Donald Trump e in un'intervista rilasciata alla CNN invita invece gli americani ad avere fiducia in lui e supportarlo: "Dobbiamo sostenere il presidente, chiunque esso sia dobbiamo stringerci attorno a lui e andare avanti". Scelta opposta a quella di molti protagonisti di Hollywood, che non hanno atteso a schierarsi contro Trump, sia durante la campagna elettorale, sia dopo la clamorosa vittoria dello scorso novembre.

Proprio pochi giorni fa era stata Meryl Streep adire la sua, apertamente, di fatto in mondovisione, quando al momento della consegna del premio alla carriera aveva pesantemete insultato Trump con un discorso commovente, che Robert De Niro ha sostenuto e apprezzato pochi giorni dopo:

Ma chi siamo? E cos'è Holywood? Solo un mucchio di persone che vengono da altri posti. Io sono nata e cresciuta nelle scuole pubbliche di New Jersey. Viola [Davis] è nata nella capanna di un mezzadro in South Carolina, ed è cresciuta a Central Falls, Long Island. Sarah Paulson è stata allevata da una madre single a Brooklyn. Sarah Jessica Parker è una di 7-8 figli, cresciuta in Ohio. Amy Adams è nata in Italia. Natalie Portman è nata a Gerusalemme. Dove sono i loro certificati di nascita? E la bella Ruth Negga è nato in Etiopia ed è cresciuto… ah no, in Irlanda, credo. Ed è nominata per l'interpretazione di una bambina di una piccola cittadina della Virginia. Ryan Gosling, come tutte le più belle persone, è canadese. E Dev Patel è nato in Kenya, cresciuto a Londra, è qui perché ha interpretato un indiano cresciuto in Tasmania. Hollywood è piena di outsider e stranieri, e se li cacciamo tutti non resterà altro da guardare che il football e le arti marziali miste, che non sono davvero arte! Il lavoro di un attore è portare la vita di chi è diverso da noi e farvi sentire come lui. E ci sono state molte, molte, molte performance potenti quest'anno che hanno fatto esattamente questo lavoro così appassionato. C'è stata in particolare una performance, che mi ha spezzato il cuore, e non riesco a togliermela dalla testa perché non era in un film, era la vita vera. La persona a cui è stato chiesto di sedere nello scranno più importante del paese si è messo ad imitare un giornalista disabile, una forma di mancanza di rispetto e un atto di violenza (il riferimento è a Serge Kovaleski, ndr). Se i potenti usano il loro potere per bullizzare gli altri perdiamo tutti. E questo istinto di umiliare l’altro, quando è impersonato da qualcuno con una visibilità pubblica, qualcuno di potente, arriva nella vita di tutti quanti, perché autorizza altri a comportarsi nello stesso modo. La mancanza di rispetto causa altra mancanza di rispetto, la violenza incita altra violenza. E questo mi porta a parlare della stampa: abbiamo bisogno della stampa per tenere a bada il potere, questo è il motivo per cui i nostri padri fondatori hanno voluto che la sua libertà fosse riconosciuta dalla costituzione. Quindi chiedo alla Hollywood Foreign Press e a tutta la nostra comunità di unirsi a me nel sostenere il Committee to Protect Journalists. Perché sabbiamo bisogno di loro per andare avanti e per salvaguardare la verità. Un'altra cosa. Una volta, Tommy Lee Jones mi ha detto che è un privilegio, essere un attore. Infatti lo è. E dobbiamo ricordarci reciprocamente questo privilegio e questa responsabilità. Dovremmo essere tutti molto orgogliosi del lavoro che Hollywood onora qui stasera.

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