Nicole Kidman, un fiore che splende ancora?
Nicole Kidman è da poco transitata nelle nostre sale in Nine, il musical di Rob Marshall, rilettura cinematografica del musical di Broadway ispirato a 8 e mezzo di Federico Fellini. In un cast stellare, insieme a Daniel Day-Lewis, Penelope Cruz, Marion Cotillard e Judi Dench, la Kidman canta e balla, riportando alla mente, pur con risultati senz'altro più modesti, la sua splendida interpretazione in Moulin Rouge di Baz Luhrmann.
L'impressione, comunque, è che la Kidman stia attraversando un momento di “crisi”, artisticamente parlando, un netto calo rispetto ai suoi anni d'oro. La carriera dell'attrice australiana è stata un continuo crescendo, dalla bellezza ingenua degli esordi (Ore 10: calma piatta, Cuori ribelli, Malice, Da morire), per poi progredire poco alla volta nell'universo hollywoodiano e acquisire carisma, bravura e versatilità (Ritratto di signora, Amori e incantesimi, Eyes Wide Shut di Kubrick), e giungere infine all'apice, alla consacrazione definitiva, con le magnifiche prove in The Others, nel suddetto Moulin Rouge con Ewan Mc Gregor, in The Hours (che le ha regalato il premio Oscar) e in Dogville e The Interpreter, con in mezzo poche cadute di tono (Ritorno a Cold Mountain, Birth, Birthday Girl).
Negli ultimi anni, invece, film mediamente inferiori dal punto di vista qualitativo, così come le sue intepretazioni (La bussola d'oro, e ancor peggio Invasion e Australia). I numerosi (eccessivi) interventi correttivi alla ricerca dell'eterna giovinezza hanno deturpato il suo viso, rendendolo una sorta di maschera monoespressiva, la sua divina bellezza pare essersi dissolta, e i produttori iniziano a cercarla con meno assiduità rispetto a prima. E' una discesa definitiva, o Nicole riuscirà a tornare sulla breccia?
Alessio Gradogna
