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Nino Manfredi, 9 anni fa l’Italia perse il sorriso

Nove anni fa ci lasciava Nino Manfredi, attore tra pochi capace di spaziare dal registro drammatico a quello comico, pilastro fondamentale dell’arte italiana. Nel mondo dello spettacolo si è coniato il termine “Manfredata”, che indica l’attore sempre bravo a farsi trovare dalla telecamera.
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Nove anni fa ci lasciava Nino Manfredi, attore tra pochi capace di spaziare dal registro drammatico a quello comico, pilastro fondamentale dell'arte italiana. Nel mondo dello spettacolo si è coniato il termine "Manfredata", che indica l'attore sempre bravo a farsi trovare dalla telecamera.

Il 4 giugno deve far parte di un magico disegno degli astri, una parabola perfetta e magnifica, se ci ritroviamo a celebrare la scomparsa di due pilastri della comicità e dell'arte italiana. Come il "caro Massimino" di Benigniana memoria ci lasciava 19 anni fa, così ha fatto Nino Manfredi nel 2004. Sono passati 9 anni dalla sua scomparsa, in 50 anni di carriera ha esplorato tutti i registri della recitazione, il comico e il drammatico, il grottesco e il demenziale, la rivista, il varietà. Simbolo della romanità, capace però di recitare in quasi tutti i dialetti italiani, al punto da entrare nella storia per prove di valore assoluto, in quel sodalizio artistico meraviglioso con Nanni Loy. Da Rosalino Paternò, soldato… Café Express, da Il padre di famiglia Made in Italy. 

Surreale e sarcastico, riuscì ad esprimere il suo potenziale appieno nella commedia all'italiana, peccando sempre poco, anche in certi film di cassetta (Grandi Magazzini). Nino Manfredi morì ad 83 anni, dopo una lunga malattia che però non gli ha precluso la possibilità di lavorare fino alla fine (i suoi ultimi lavori sono stati rispettivamente La notte di Pasquino Un posto tranquillo, entrambi nel 2003 per la televisione, il secondo di questi con la regia firmata da suo figlio Luca. Tra le meravigliose storie che ha raccontato, in 95 film, vale la pena fermarsi a ricordare, in ordine sparso, il Franco traditore e traffichino di Adulterio all'italiana, l'emigrato in svizzera di Pane e Cioccolata, il magnifico Armanduccio Girasole, per gli amici Dudù, di Operazione San Gennaro, il portantino di C'eravamo tanto amati, il malefico Giacinto di Brutti, sporchi e cattivi, il venditore abusivo di Cafè Express e il Monsignor Colombo di In nome del Papa Re. 

Le "Manfredate". Se vi è mai capitata l'occasione di assistere, o di partecipare, alle riprese di un film o di una fiction, potreste sentire spesso qualche regista di lungo corso applaudire: "Hai fatto ‘na bella Manfredata!". La leggenda narra di un Nino Manfredi in grado di sfruttare sempre il massimo dalle sue scene visto che, anche quando non era in battuta e la sua figura ininfluente per la camera, lui prima che l'assistente alla regia "desse il motore" (e quindi due istanti prima che il regista partisse con l'azione), riusciva con passo felino a trovare il modo giusto per farsi inquadrare, lo spazio perfetto affinché risultasse il più possibile presente, all'interno della pellicola. Con il passare degli anni la "manfredata", quindi è diventato un termine per indicare un attore sempre bravo a farsi trovare a favore di telecamera.

Le generazioni più giovani, che si ritrovano però oggi ad avere 20 anni, lo hanno conosciuto grazie a Linda e il brigadiere, fortunata produzione Rai durata per tre stagioni dove, in coppia con Claudia Koll, interpretava Nino Fogliani, ex brigadiere di Polizia, e padre di Linda, commissario di Polizia. I bambini degli anni Settanta, invece, si innamorarono di lui per quel magnifico Geppetto, romantico ed ingenuo, in Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini, miniserie Rai andata in onda per la prima volta nel 1972. Furono quelli anche gli anni della canzone di successo, nel '70 reinterpretò il classico di Ettore Petrolini  e Alberto Simeoni, Tanto pe' cantà, raggiungerà i vertici delle classifiche dei dischi. Partecipò come ospite speciale ai Festival di Sanremo 1982 e 1983, con La frittata Canzone Pulita.

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