“Ogni tuo respiro” è l’esordio del regista Andy Serkis, dal 16 Novembre al Cinema, ispirato alla vera storia dell’avventuroso Robin Cavendish (interpretato da Andrew Garfield), che ha trascorso buona parte della sua vita in Africa per “piazzare il tè” nel mondo, come racconta lui stesso. A Nairobi, però, Robin si ammala di poliomielite, ritrovandosi a letto completamente paralizzato, attaccato a un respiratore che lo tiene in vita. Da quel momento la sua esistenza diventerà una fonte di speranza per tanti altri che, come lui, hanno perso ogni diritto: tra tutti, quello all'indipendenza e alla mobilità, per una migliore qualità di vita.
“Ogni tuo respiro”, infatti, è soprattutto la storia d’amore tra Robin e Diana (Claire Foy). Così potente da spingere la donna a ribellarsi contro il sistema ospedaliero degli anni '60 dove i disabili gravi venivano completamente istituzionalizzati, abbandonati a loro stessi con ben poche aspettative. Così la bella Diana, dopo aver comprato una casa senza barriere e una volta cresciuto loro figlio Jonathan (oggi un noto produttore), decide di riportare suo marito a casa, ad Oxford, per restituirgli quella dignità che l'ospedale gli aveva tolto più della malattia. Un gesto rivoluzionario per quel tempo se si pensa che la sopravvivenza attaccati ad una macchina era di poche settimane, al massimo qualche mese.
Grazie alla determinazione e all'intelligenza di entrambi, Robin torna lentamente a gustare aspetti fondamentali della quotidianità come la compagnia degli amici, fino ad intraprendere addirittura qualche viaggio in un vecchio furgone Bedford attrezzato per le sue necessità, nonostante incidenti di percorso che, con ironia e sdrammatizzazione, riesce sempre a superare, sorprendendo tutti. Il tutto grazie alla costruzione di una sedia a rotelle artigianale che gli permette di spostarsi insieme al respiratore collegato ad una batteria: un'invenzione apripista e simbolo di speranza per tanti altri pazienti. Contro ogni previsione, Robin ha trovato nella malattia uno nuovo obiettivo: lottare per tutelare i diritti delle persone con disabilità.
Ho avuto il piacere di vedere "Ogni tuo respiro" in anteprima, prima della sua uscita prevista il 16 di Novembre. E chi mi conosce sa bene quanto io sia critico verso i film che trattano il tema della disabilità, troppo smielosi o romanzati, al limite della fantascienza. Stavolta però sono rimasto piacevolmente sorpreso: la compassione e il pietismo, ma soprattutto i luoghi comuni e gli stereotipi, vengono lasciati fuori dalla narrazione. Siamo di fronte, sì, ad un uomo benestante e con gli strumenti giusti per poter "osare" (un classico, dato che difficilmente verrà raccontata la storia di chi non può pagare il caro prezzo della libertà), ma non ci sono ripicche nel protagonista: anche il desiderio di porre fine alla propria esistenza è dettato non dall'umiliazione del sentirsi un leone in gabbia, ma dalla reale sofferenza. Nonostante il tema dell'eutanasia sia affrontato con rispetto, quello dell'amore diventa una chiave straordinaria per affrontare il dolore (dolore recitato così bene dal Premio Oscar Andrew Garfield che mi è mancato davvero il respiro in una scena precisa, che non vi spoilero).
Cavendish sceglie di ricominciare a vivere per veder crescere suo figlio, ed è questo che ha fatto la differenza in questo film. C'è coraggio e c'è fame di vita che trascendono la disabilità. C'è la giusta consapevolezza per affrontare, sin dal primo momento, la malattia in modo lucido. Perché Robin non si arrende neanche quando, compreso quale sia il suo destino, chiede di farla finita; così come poco dopo, guardando Diana, le chiede "Portami via da qui". Perché si sceglie di vivere per amore, ma anche di morire per lo stesso motivo. E così, "Ogni tuo respiro" è una commovente celebrazione delle possibilità che ognuno di noi può tirar fuori, superando limiti e pronostici, per respirare ogni singola boccata d'aria. Fino alla fine. Fino all'ultima, consapevole, scelta. Che per quanto dolorosa, quando si ama ha tutto un altro profumo: quello buono, quello giusto, della libertà.