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Ozpetek e le mine vaganti

Ferzan Ozpetek presenta alla stampa il suo nuovo film, ritratto familiare con Riccardo Scamarcio, omosessuale che deve rivelarsi al padre conformista.
A cura di Emanuele Rauco
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Mine vaganti

Dopo la presentazione al festival di Berlino, Ferzan Ozpetek si è presentato al cinema Adriano  con tutto il ricco cast per presentare il suo nuovo film, Mine vaganti, una storia ambientata nel Salento in cui Riccardo Scamarcio interpreta il ruolo di un figlio che vorrebbe rivelare la propria omosessualità alla famiglia tradizionalista, ma viene anticipato dal fratello, che così lo lascia a dover subire tutte le aspettative del padre. Un’occasione per il regista turco, ma italiano d’adozione, per affrontare il tema a lui più caro e per rivangare alcuni ricordi d’infanzia.

“Il film è stato un periodo particolarmente felice della mia vita. E’ un film davvero corale anche nella realizzazione. Ho pensato alla mia famiglia, alle mie zie, a mio padre a cui ho dedicato il film e poi credo sia normale mettere le proprie esperienze durante la scrittura e la realizzazione di un film” dichiara il regista che, dopo un film cupo come il poco riuscito Un giorno perfetto, torna alla commedia, qui quasi virata alla farsa, alternando piccoli drammi umani e risate, ma anche parti più interessanti (come i flashback sul personaggio della nonna) a macchiette e luoghi comuni di cattivo gusto, come tutte le scene con gli amici gay.

Per il regista, che ha imparato ad amare una terra splendida come il Salento e la città di Lecce, “è stato liberatorio potermene fregare di ogni richiesta e pressione altrui”, persino quelle del divo Scamarcio che non volevo tagliarsi i capelli, arrivando a litigare col regista; ma allo stesso tempo potendo parlare di un’Italia che, più nel recente passato, ha fatto sentire di nuovo i suoi residui di violenza e intolleranza, come ha sottolineato Ennio Fantastichini – che interpreta il padre – che ha parlato di come l’essere padre cambia ogni prospettiva. “E se il film farà cambiare idea anche a una sola persona, sarebbe un successo”: difficile però se ogni traccia polemica si stempera dietro i luoghi comuni.

Emanuele Rauco

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