Palomar porta al cinema un film sulla vita di Leone Jacovacci, il pugile che sfidò il fascismo
Palomar – già casa di produzione de “La paranza dei bambini”, “Il nome della rosa” e “Il Commissario Montalbano” – ha annunciato di avere acquistato i diritti per la realizzazione di un film per il cinema sulla vita di Leone Jacovacci, il campione di pugilato che sfidò il regime fascista. La pellicola scritta da Silvia Ebreul e Marcello Izzo con la collaborazione di Tommaso Renzoni sarà girata a partire dal 2021 tra Francia, Italia e Inghilterra e racconterà la vita e i successi del pugile nero che conquistò il titolo di campione nazionale ed europeo.
Il pugile del Duce, l’altro film dedicato a Leone Jacovacci
La vita, la straordinaria carriera e i successi sul ring di Leone Jacovacci sono già stati al centro del film-documentario “Il pugile del Duce”, tratto dal libro “Nero di Roma. Storia di Leone Jacovacci, l'invincibile mulatto italico” di Mauro Valeri, uno dei massimi esperti di razzismo in Italia. La pellicola ottenne una menzione speciale come opera prima ai Nastri d'Argento del 2018.
La vita e i successi di Leone Jacovacci
Campione italiano ed europeo dei pesi medi nel 1928, Leone Jacovacci nacque in Congo nel 1902 da padre italiano e madre congolese. Arrivò a Roma quando era solo un bambino e fu allevato dai nonni. Per sfuggire ai pregiudizi razziali, a 16 anni si imbarcò come mozzo diretto in Inghilterra. Esordì sul ring da professionista a Londra nel 1919 con lo pseudonimo Jack Walker, in omaggio a Jack Dempsey. Nel 1921 si trasferì a Parigi, riportando 14 vittorie e un pareggio su un totale di 21 incontri. Forte del successo guadagnato in Inghilterra, tornò in Italia per affrontare il campione italiano dei pesi medi, Bruno Frattini. Fu sconfitto ai punti nonostante la netta superiorità dimostrata sul ring. A dichiararlo furono alcuni testimoni secondo i quali la sua sconfitta rappresentò uno scandalo sportivo.
La vittoria del titolo contro Mario Bosisio
Dopo avere combattuto in Francia e in Svizzera, decise di trasferirsi in Italia e farsi riconoscere la cittadinanza. Fu un processo lungo, perennemente ostacolato dal Partito Nazionale Fascista. Finalmente, nel 1927, Jacovacci poté sfidare il campione nazionale in carica, Mario Bosisio. Vinse ai punti ma il verdetto fu commutato in un pareggio, cosa che consentì a Bosisio di mantenere il titolo. I due tornarono a sfidarsi un anno dopo e in quell’occasione il pugile riuscì a guadagnare le cinture di campione europeo e nazionale dei pesi medi. Da quel momento subì l’ostracismo del regime fascista. Mussolini non voleva essere rappresentato da quel pugile “così poco italiano”. Tentò di continuare a combattere fino al 1935 quando abbandonò l’attività sportiva. Morì a Milano dopo avere prestato servizio per anni come portiere di condominio.