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Paolo Ruffini: “I film andavano girati anche durante il Covid, protocollo arrivato in ritardo”

A settembre inizierà a girare il suo nuovo film, che sta riscrivendo tutto in chiave anti-covid, ma Paolo Ruffini ad Adnkronos denuncia lentezza e lungaggini burocratiche che rischiano di paralizzare il cinema: “Noi siamo un popolo che ha un governo in grado di trovare ha un problema ad ogni soluzione”
A cura di Andrea Parrella
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Paolo Ruffini fa la voce grossa e prova a farsi sentire da governo e istituzioni affinché si faccia di tutto per tenere in piedi il cinema, settore che ha molto risentito, come tutti, degli effetti della pandemia globale: "Il 14 aprile dovevo iniziare a girare un film – ha detto ad Adnkronos -che si intitola ‘Rido perché ti amo’ […] Una storia che ora sto risistemando tutta in virtù del protocollo Covid […] A settembre è previsto l’inizio delle riprese". 

Rossellini ha fatto ‘Roma città aperta’ mentre erano in guerra. Noi non siamo capaci di fare un film post Covid. La nostra civiltà invece di trovare delle soluzioni, trova dei problemi. Noi siamo un popolo che ha un governo che ha un problema ad ogni soluzione".

Il Covid, a suo modo di vedere, non è però il solo ostacolo per il cinema di oggi, visto che l'Italia (e non solo) affronta un problema che è prima di tutto culturale: "Molto meno giusto e condivisibile, ma quasi altrettanto limitativo è il politicamente corretto che fa quasi più danni nella realizzazione di un film e nell’ambito culturale. Oggi, per esempio, non sarebbe possibile produrre film come ‘Ultimo tango a Parigi’ di Bertolucci, anzi lo brucerebbero prima che si possa vedere. Ma anche un film di Fellini oggi scatenerebbe polemiche […] Insomma mi sembra il momento giusto per uscire dall’appiattimento del nostro sguardo sulla licenziosità e della risata. Siamo diventati un popolo di offesi. Ci sono tante persone che la mattina si svegliano e non pensano, come un tempo, a come star bene e divertirsi, ma pensano a come fare polemica".

Ruffini si rivolge quindi al governo e al Parlamento affinché si impegnino per trovare soluzioni e sostenere il cinema: "è necessario far comprendere alla gente che la piattaforma più fica del mondo è il cinema". Ed ha anche una strategia: "biglietti agevolati e interventi pubblici massicci come accade in Francia dove la gente va tantissimo a vedere il prodotto francese. E sotto questo punto di vista chiamo in causa anche noi stessi, me compreso. Offriamo prodotti meno seduttivi rispetto a quelli americani. La gente, invece, deve poter iniziare a pensare che il film italiano è fico tanto quanto il film americano".

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