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Polemica agli Oscar 2019: Spike Lee protesta per la vittoria di “Green Book”

Gesto di stizza per Lee di fronte alla vittoria del film di Peter Farrelly, accusato di aver affrontato il tema del razzismo in modo stereotipato. Il regista si è lasciato sfuggire una battuta al veleno contro “Green Book”, anche se può gioire per il premio per la miglior sceneggiatura, che gli ha consentito di regalare al pubblico il discorso più politico di questi Oscar.
A cura di Valeria Morini
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Tra premi, lacrime di gioia e lustrini, gli Oscar non sono Oscar se non scoppia anche qualche polemica. La 91esima edizione degli Academy Awards ha visto il trionfo di "Green Book", ma sembra che qualcuno non abbia gradito. Parliamo in particolare di Spike Lee, che avrebbe reagito con stizza all'annuncio della vittoria del film di Peter Farrelly, storia vera dell'amicizia tra il pianista di colore Doc Shirlery e l'autista Tony Vallelonga, nell'America razzista del profondo Sud negli anni 60. Secondo Variety, il regista afroamericano è stato visto agitare le braccia con disgusto quando Julia Roberts ha proclamato "Green Book" come miglior film, e avrebbe addirittura cercato di lasciare il Dolby Theatre, salvo poi essere stato fermato alle porte e obbligato a tornare al suo posto.

Perché Spike Lee non ha gradito il premio di Green Book

Mentre sorseggiava champagne nel backstage degli Oscar, Lee ha poi ironizzato di fronte ai giornalisti: "Ogni volta che qualcuno guida, io perdo". Il riferimento è agli Oscar 1990, quando al suo film "Fa' la cosa giusta" sfuggì il premio per la miglior sceneggiatura, andato a "A spasso con Daisy". Quando gli è stato chiesto un commento sul premio a "Green Book", ha continuato a bere, limitandosi a dire: "Un'altra domanda!" (video). Va precisato che non si tratta di semplice rabbia di fronte alla sconfitta del suo "BlacKkKlansman", anch'esso candidato come miglior film. Parte della comunità di colore americana ha infatti attaccato "Green Book" accusandolo di trattare il tema del razzismo in modo stereotipato. Pare infatti che anche il regista di "Get Out" Jordan Peele, seduto tra gli ospiti al Dolby Theatre, abbia rifiutato di applaudire alla vittoria di "Green Book". La pellicola ha suscitato polemiche anche per le accuse della famiglia di Doc Shirley (che non hanno apprezzato molto il ritratto del musicista) e per alcuni vecchi tweet anti-musulmani dello sceneggiatore Nick Vallelonga, che si è scusato pubblicamente sostenendo come raccontare la storia del padre sia stato per lui una lezione di amore e tolleranza.

Spike Lee polemizza ma poi posa con Mahershala Ali

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L'aperta polemica non ha impedito a Lee, nel photocall successivo alla premiazione, di posare per i fotografi con Mahershala Ali, l'attore premiato come miglior non protagonista proprio per "Green Book", nel ruolo di Doc Shirley. Tra i più importanti attori afroamericani degli ultimi anni, Ali ha raggiunto un risultato storico: è il secondo interprete nero di sempre (nonché il primo di fede musulmana) a conquistare due Oscar, dopo Denzel Washington. La sua prima volta è stata soltanto due anni fa, quando ha vinto (sempre come miglior non protagonista) per "Moonlight". Non si può dire, insomma, che il Black Power non abbia dominato in questa edizione degli Academy Awards (qui tutti i premiati), se contiamo anche il riconoscimento a Regina King per "Se la strada potesse parlare" e i ben tre Oscar conquistati da "Black Panther".

Il discorso di Spike Lee per la vittoria di BlacKkKlansman

Lee non ha portato a casa l'Oscar per il miglior film, ma "BlacKkKlansman", storia di un infiltrato nel Ku Klux Klan degli anni 70, ha conquistato il premio per la miglior sceneggiatura non originale. Il suo discorso è stato decisamente il più politico dell'edizione, con un riferimento al dramma dello schiavismo e alle elezioni del 2020. Molto emozionante l'abbraccio con l'amico Samuel L. Jackson che, esultante, gli ha consegnato la statuetta.

1619-2019. Quattrocento anni. I nostri antenati sono stai portati via dalla madre Africa, comprati a Jamestown, in Virginia, e ridotti in schiavitù. I nostri antenati lavoravano la terra dal buio del mattino al buio della notte. Mia nonna, che visse fino a 100 anni, era laureata alla Spelman College anche se sua madre era una schiava. Mia nonna ha risparmiato 50 anni di pensione per permettere il suo primo nipote – mi chiamava Spikie-poo – di andare al Morehouse College e alla scuola di cinema della New York University.

Davanti al mondo stasera, rendo omaggio ai nostri antenati che hanno reso questo Paese quello che è oggi, e al genocidio dei suoi nativi. Siamo tutti connessi con i nostri antenati. Quando riguadagneremo l'amore e la saggezza, recupereremo la nostra umanità. Sarà un momento importante. Le elezioni presidenziali 2020 sono dietro l'angolo. Mobilitiamoci tutti. Siamo tutti dalla parte giusta della storia. Fate una scelta morale tra l'amore e l'odio. Facciamo la cosa giusta!

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