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“Rocco e i suoi fratelli”: il cult di Luchino Visconti torna in sala restaurato

Il capolavoro di Luchino Visconti torna nelle sale, a 46 anni dalla sua uscita, totalmente restaurato e in versione integrale. La Cineteca di Bologna, infatti, lo distribuirà a partire dal 7 marzo, in 70 sale italiane. Un cult che va assolutamente rivisto.
A cura di Ciro Brandi
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Era il 1960 quando “Rocco e i suoi fratelli” sbarcava nelle sale italiane. Ora, dopo 46 anni, il capolavoro di Luchino Visconti torna nei nostri cinema, in occasione del 40° anniversario della morte del Maestro, avvenuta il 17 marzo 1976. La Cineteca di Bologna, infatti, lo distribuirà a partire dal 7 marzo, in 70 sale italiane, nell'edizione restaurata, realizzata in 4K e in collaborazione con Titanus, TF1 Droits Audiovisuels e The Film Foundation, presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata. La storia ha ispirato tantissimi registi e ha reso Visconti un’icona del cinema mondiale. Il regista c’introduce nel mondo di Rosaria (Katina Paxinou), una vedova che decide di lasciare il suo paese della Lucania per cercare fortuna a Milano, dove vive il figlio maggiore Vincenzo (Spiros Focas). Una volta lì, l’uomo cercherà d’introdurre i suoi fratelli Simone (Renato Salvatori), Rocco (Alain Delon), Ciro (Max Cartier) e Luca (Rocco Vidolazzi) nel mondo del pugilato. Le scaramucce d’amore e di lavoro tra Simone e Rocco precipiteranno, fino all’arresto del primo e alla gloria del secondo proprio nel pugilato.

“Rocco e i suoi fratelli”, un capolavoro tristemente attuale

La pellicola ha segnato intere generazioni italiane, analizzando un periodo storico particolare e focalizzando l’attenzione sula violenza delle profonde trasformazioni, a cominciare dall'interno di una famiglia. Visconti allarga, poi, il raggio d’azione riflettendo sul dramma dell’emigrazione meridionale durante il boom economico, facendoci vivere Milano attraverso gli occhi dei fratelli, capeggiati da un bellissimo e grandissimo Alain Delon. I sogni diventando presto dura realtà e le speranze si tramutano in necessità, dimostrandoci che, tuttavia, nulla è cambiato a 46 anni di distanza, e che fenomeni del genere sono, purtroppo, di un’attualità dirompente. Tra i tanti premi portati a casa da “Rocco e i suoi fratelli”, non si possono non ricordare il Leone d’Argento al Festival di Venezia, il David di Donatello al Miglior produttore (Goffredo Lombardo), 3 Nastri d’Argento (Regista del miglior film, Migliore sceneggiatura e Migliore fotografia) e 1 Globo d’Oro ai Migliori costumi (Pietro Tosi). Insomma, una pietra miliare del nostro cinema che va assolutamente rivista.

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