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Roger Ebert è morto dopo una lunga battaglia con il cancro

E’ stato il primo critico cinematografico ad vincere il Premio Pulitzer, oltre ad essere uno dei pochi amato dalla gente comune. Il Chicago Sun-Times, il suo giornale, oggi lo piange: “Amava i film, tranne quelli che odiava. Il nostro cuore oggi è più pesante”.
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Roger Ebert è morto ieri, all'età di 70 anni, dopo un'interminabile battaglia contro un tumore alla tiroide. Penna del Chicago Sun-Times, proprio il suo giornale ne ha annunciato la morte con parole toccanti e tristi: "E con il cuore pesante che vi informiamo della morte di Roger, amava i film. Tranne quelli che odiava". Ebert è stato il primo critico cinematografico a vincere il Premio Pulitzer, avvenne nel 1975, oltre ad essere stato il primo critico a meritarsi una stella nella Walk of Fame di Hollywood. Il rapporto con il suo giornale ed il suo pubblico è partito dal 1967, le sue critiche colpivano per la sua sincerità, la sua capacità di stroncare senza mezzi termini, anche gli intoccabili in celluloide. "Nessun buon film, è troppo lungo" amava ripetere, il che lo poneva in una posizione totalmente antitetica rispetto alle tendenze produttive di oggi. Quel tumore alla tiroide, che lo ha colpito nel 2002, non se n'è mai voluto andare, al punto che negli ultimi due anni aveva perso la possibilità di parlare, se non con il supporto di un apparecchio elettronico. Nonostante tutto, continuava a recensire e pubblicare le sue critiche e a twittare le sue impressioni.

Il cinema "relativo". La sua abilità nel recensire con la stessa dignità capolavori d'autore e blockbuster da cassetta, sta tutta nella sua filosofia:

Quando chiedete ad un amico se Hellboy è un bel film, non gli chiedete se è un bel film rispetto a Mystic River, gli chiedete se è un bel film rispetto a The Punisher. E la mia risposta sarebbe che, se in una scala da 1 a 4 Superman è 4, allora Hellboy è 3 e The Punisher è 2. Allo stesso modo, se American Beauty è un film da 4 stelle, allora Il delitto Fitzgerald ne merita due.

Un Maestro. Tale è considerato dagli addetti ai lavori, o da quanti hanno scelto di occuparsi di critica cinematografica. Arguto, sferzante, Roger Ebert non ha mai peccato di arroganza nei confronti di nessuno, avendo sempre in testa un unico obiettivo: comunicare la sua passione per il cinema. Impegnato anche politicamente, con i democratici, non perdeva mai occasione di poter inserirsi nel dibattito sociale per la crescita del suo Paese. Oggi l'America piange uno dei più potenti, influenti ed illustri intellettuali di sempre.

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