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Sacha Baron Cohen: “Se Hitler avesse avuto Facebook le sue teorie si sarebbero diffuse in 30 secondi”

L’attore britannico Sacha Baron Cohen, in un lungo discorso pronunciato all’ International Leadership Award, un premio della Anti Defamation League una ong antisemita con sede negli Stati Uniti, ha puntato il dito contro i giganti della rete. Ogni informazione è ormai deviata dalla necessità di generare engagement, quindi, ogni notizia che sia reale o meno, viene percepita in maniera contorta dagli utenti che non sempre sono in grado di discernere, provocando un’enorme confusione che favorisce il dilagare di odio e indignazione nella società.
A cura di Ilaria Costabile
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Il fatto che i social network abbiano modificato, completamente, la percezione del mondo e della realtà è una condizione con la quale sempre più spesso ci tocca fare i conti. Capire come muoversi tra le notizie che si affastellano le une sulle altre, non è certo semplice, come discernere cosa possa essere vero e cosa no e questo va ad inficiare la nostra capacità di giudizio. In un lungo discorso fatto durante un evento organizzato dall'Anti Defamation League, una ong internazionale ebraica con sede negli Stati Uniti, l'attore Sacha Baron Cohen, ideatore di Borat e Ali G, ha puntato il dito contro le grandi multinazionali della Rete: da Google a Facebook a Twitter.

L'istigazione all'odio dei social network

La percezione della verità è deviata sempre più spesso dall'utilizzo dannoso che la rete fa delle informazioni, veicolando dei messaggi fuorvianti che camuffano menzogne e realtà. Questa situazione è preoccupante, se si pensa con quanta velocità ognuno di noi è in contatto, ogni giorno, con i social network che mirano a catalizzare l'attenzione delle persone puntando sui loro istinti più bassi e primordiali, ed è quello che cerca di spiegare il comico britannico:

Questa in effetti è la prima volta che tengo un discorso interpretando il mio personaggio meno popolare: Sacha Baron Cohen. E devo confessare che sono terrorizzato. La verità è che per tutta la vita ho avuto la passione di sfidare fanatismo e intolleranza. Parte del mio lavoro è sì, puerile, immaturo. Ma quando Borat è riuscito a far cantare un intero bar dell’Arizona “butta l’ebreo giù dal muro”, ha mostrato la sostanziale indifferenza della gente nei confronti dell’antisemitismo. Quando interpretando Bruno, un giornalista di moda gay e austriaco, ho iniziato a baciare un uomo in combattimento in una gabbia in Arkansas, facendo partire una mezza rissa, ho mostrato il potenziale violento dell’omofobia. E quando, travestito da sviluppatore molto scrupoloso, ho proposto di costruire una moschea in una comunità rurale portando un abitante ad ammettere orgoglioso “sono razzista, contro i musulmani”, ho mostrato quanto sia accettata l’islamofobia.

Se Hitler avesse avuto Facebook

Internet è la più grande macchina esistente che divulga e rimastica qualsiasi tipo di informazione, in questo mare magnum di notizie, di convinzioni e di paure nascoste, come si può combattere l'idea che qualsiasi cosa possa plagiare le menti degli individui che, in fin dei conti, non sempre sono in gradi di alimentare il proprio giudizio critico e capire se potersi fidare di quanto si legge tra le righe che si affollano nella rete o no. Sacha Baron Cohen fa un paragone tanto spaventoso, quanto calzante, immagina che la potenza della Rete fosse stata tale anche negli Anni Trenta, in una situazione di questo genere Hitler e le sue insane idee e teorie avrebbero avuto vita facile:

Sono un comico e un attore, non un accademico. Ma una cosa mi è del tutto chiara: tutto questo odio e questa violenza sono facilitati da un gruppo di compagnie internettiane che rappresentano la più grande macchina di propaganda della storia. Facebook, YouTube e Google, Twitter e gli altri: raggiungono miliardi di persone. Gli algoritmi da cui queste piattaforme dipendono amplificano deliberatamente il tipo di contenuto che tiene gli utenti attaccati – storie che accarezzano i nostri istinti di base e che scatenano indignazione e paura. In internet, ogni cosa pare ugualmente legittima. Abbiamo perso, sembra, il senso condiviso dei fatti fondamentali su cui si basa la democrazia. In base a questa logica contorta, se Facebook fosse stato in circolazione negli anni Trenta, avrebbe permesso a Hitler di pubblicare annunci di 30 secondi sulla sua “soluzione” al “problema ebraico”. Quindi ecco standard e prassi possibili: Facebook, inizia a fare fact-checking degli annunci politici prima di pubblicarli, smetti di indirizzare bugie a utenti mirati, e quando le pubblicità sono false, restituisci i soldi e non pubblicarli.

Le restrizioni per la rete

L'attacco dell'attore non finisce qui, anzi, questo lungo e sentito discorso tocca dei punti cardine, come la politica che si serve alacremente di questi sistemi per poter affermare le sue teorie. Tutto è mediato dall'utilizzo che i social fanno di ogni informazione. Bisognerebbe porre delle restrizioni, perché nessuno debba sentirsi vittima di qualsiasi tipo di insulto, di discriminazione o altro: "L’obiettivo finale della società dovrebbe essere quello di assicurarsi che le persone non siano prese di mira, non vengano molestate e assassinate per ciò che sono, per la loro provenienza, per chi amano o per come pregano" e inoltre:

Oggi parlo perché penso che le nostre democrazie pluraliste siano sull’orlo di un precipizio e che nei prossimi dodici mesi il ruolo dei social media possa essere determinante. Credo che sia arrivato il momento di ripensare in modo sostanziale i social media e il modo in cui diffondono odio, cospirazioni e bugie. Il mese scorso, tuttavia, Mark Zuckerberg di Facebook ha pronunciato un importante discorso che, non a caso, ha messo in guardia contro nuove leggi e regolamenti su società come la sua. La verità è che queste aziende non cambieranno in modo sostanziale perché il loro intero modello di business si basa sul generare più engagement possibile e nulla genera più engagement delle bugie, della paura e dell’indignazione. In ogni altro settore, un’azienda può essere ritenuta responsabile quando il suo prodotto è difettoso. Sembra giusto dire a Facebook, YouTube e Twitter: il tuo prodotto è difettoso, sei obbligato a ripararlo, non importa quanto costa e non importa quanti moderatori devi impiegare.

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