Se hai meno di 25 anni forse non ricordi chi era Moana Pozzi
Sono passati 25 anni dalla morte di Moana Pozzi. Una dipartita prematura che ha contribuito, questo è certo, alla costruzione di un mito che il tempo – e la rivoluzione digitale – ha scalfito solo in parte. E, allora, se hai meno di 25 anni forse non ricordi esattamente chi era e cosa è stato esattamente Moana Pozzi per l'Italia del tempo. Rappresentò il vizio e la virtù in un solo corpo. Per la prima volta, la pornografia si fece pop in maniera dirompente, facendosi strada in una Italia un po' bacchettona, molto moralista ma tutto sommato da sempre incuriosita, per non dire ossessionata, dal sesso e dalla trasgressione.
Il mio primo incontro con Moana Pozzi avvenne tra i banchi della scuola elementare. Era una foto su carta, tratta da una di "quelle riviste", piegata in decine e decine di angoli per occupare il meno spazio possibile nei pantaloni. Da chissà quale anfratto nascosto della sua casa, un compagno di classe era riuscito a impossessarsi della ‘sacra immagine' (magari era della collezione segretissima del padre o del fratello o di chi altro, questo non ci è dato sapere) e aveva intenzione di condividere il trofeo con i maschietti della classe.
Perché funzionava più o meno così nei favolosi anni '80, segnatevi pure questa informazione perché no, non ve lo mostrerà nessun episodio di "Stranger Things" o di qualsiasi altro prodotto-remake-citazione di quegli anni. Senza lo streaming, senza la rivoluzione digitale che ha chiuso il mondo porno in una serie di categorie-gabbie esasperate fino all'inverosimile, ci si trastullava con l'aiuto degli "amici". La fantasia su carta (o su nastro di videocassetta) era un servizio garantito da questa sorta di "Intoccabili" (quelli di "Ci hai rotto, papà", non quelli di Brian De Palma) dell'ormone impazzito. Ma oltre tutto questo, in una Italietta che, ieri come oggi, considerava il desiderio e l'esercizio del libero arbitrio come una colpa, un peccato mortale, una come Moana fu un ciclone tropicale che spazzò via tutti i preconcetti, lasciandosi amare non solo dai fruitori ma anche da chi dei suoi film non aveva visto neanche un secondo.
Perché quella "fantastica" donna raffigurata in quella foto spiegazzata, riuscì ad uscire dai circuiti "hard", approdando alle prime serate, ai programmi televisivi, gettando le basi del mito prima che arrivasse la morte a finire il lavoro. Per lei, il porno era un fatto culturale, questo lo avrei capito più tardi. Moana e la sua idea rivoluzionaria era qualcosa da cui trarne un libricino scabroso e divertentissimo: "La filosofia di Moana". Lì, si divertiva a dare voti a tutti gli uomini famosi con cui era stata a letto. Pensate: il paradigma dello sputtanamento a sfondo sessuale, qui è completamente rovesciato. C'erano tutti: Beppe Grillo, Roberto Benigni, Robert De Niro, il calciatore Falcao, Massimo Ciavarro, persino Massimo Troisi (voto insufficiente) e il compianto Luciano De Crescenzo, uomo di grande cultura a cui fu dato un rotondo 7 e mezzo. Moana ha cambiato le regole del gioco. Un'immagine così potente da costringere la Disney a cambiare titolo all'edizione italiana del film e alla protagonista che, da noi soltanto, si chiama "Oceania".
Di questo parliamo quando si legge il nome di Moana Pozzi. Una rivoluzionaria che imponeva, grazie alla sua fisicità e alla sua libertà di pensiero, il porno per quello che è: arte. E la restante mitologia, ribadisco in chiusura, l'ha fatta una morte misteriosa, dovuto da un carcinoma, mai davvero chiarita e su cui ancora oggi si specula con vecchie e nuove testimonianze che di tanto in tanto vengono alla luce.