Sul mare, il secondo esordio di D’Alatri
La seconda opportunità se la meritano tutti, o almeno così si dice: ma un secondo esordio capita raramente. C’è riuscito con caparbietà Alessandro D’Alatri che, a 4 anni da Commediasexi con Paolo Bonolis e Sergio Rubini, torna al cinema con Sul mare, commedia sentimentale, estiva e giovanile che però, per toni, temi e libertà produttiva si pone su un piano diametralmente opposto ai film di Moccia o Brizzi.
Un secondo esordio perché, come ha detto D’Alatri presentando il film alla NUCT, “volevo respirare un’aria diversa, evitare la paura che c’è sempre nel cinema e nella società italiana”. Il film racconta di Salvatore, un barcaiolo di Ventotene che in inverno è muratore, che s’innamora follemente di Martina, turista di Genova dedita alle improvvise sparizioni. Nel mezzo il film parla anche di lavoro nero, precariato, solitudine e isolamento culturale, ma il cuore del film è anche quello dei due ragazzi, che esprimono una “versatilità e una comunicativa che non passa dai volti noti o dai curricula”.
D’Alatri ama quel cinema, nostra bandiera, che affronta temi sociali attraverso l’intrattenimento, ma qui sembra un po’ troppo rapito dai volti, dai luoghi turistici, dall’emozioni post-adolescenziale per mettere a fuoco la materia del suo racconto, e lascia il centro oscuro del film in mano alla poesia discutibile e fuorviante di Anna Pavignano, co-autrice del copione e autrice del libro di partenza. Si può apprezzare però la vivacità di Dario Castiglio, attore caprese al suo esordio, che sa come gestire la propria espressiva spontaneità e che farà breccia in molti cuori femminli: che sembrano il vero target del film.
Emanuele Rauco