Takeshi Kitano, l’imperatore del cinema asiatico
Nessuno come Takeshi Kitano ha saputo rappresentare il Giappone e le sue infinite contraddizioni, racchiuse tutte nelle sceneggiature dei suoi film. Approdato alla regia quasi per caso, dopo varie apparizioni in film di successo (come Furyo del 1983) dirige i primi due film sulla yakuza Violent Cop e Boiling Point. Il primo più sanguinoso, sulla scia dei film di genere, il secondo intriso di colori e comicità quasi fuoriluogo, che caratterizzeranno i suoi lavori futuri. Il silenzio sul mare e Sonatine dimostrano l'amore infinito del regista per il paesaggio e per il mare, ambientando un film quasi muto e uno sul mondo criminale sulle spiagge deserte.
Il successo però arriva solo con Hana-bi capolavoro di un impatto emozionale potente, di coraggio, amore e devozione attraversato dallo spettro sempre presente della morte, che catapulta la pellicola verso il Leone d'Oro alla 54esima mostra del cinema di Venezia. "Beat Takeshi" (come spesso viene chiamato in ottica di alter-ego), raggiunge la maturità artistica e centra un film dopo l'altro: L'estate di Kikujiro, amato anche da chi solitamente non comprende del tutto il cinema asiatico,Brother produzione trasversale che lo riporta sulla via della Yakuza raccontando una storia di fratelli criminali a Los Angeles fino a Dolls composto da cartelle di colore emozionanti, giardini fioriti, scene dipinte con maestria e davvero pochi dialoghi.
Da vero Re di Venezia, dove lo accolgono sempre volentieri, il trionfo è dietro l'angolo con Zatoichi dove l'ironia verso i classici film asiatici si fa sempre più palese, mentre la serietà dello spirito di Akira Kurosawa (suo idolo e maestro) aleggia in ogni fotogramma. Glory to the Filmaker! del 2007, celebra il nonsense e il surreale che la mente di Kitano sa elaborare perfettamente, creando una sceneggiatura confusa tra tutti i generi di film esistenti: romantico, violento, manga e trash, drammatico e di fantascienza. L'ultima fatica torna sempre alla mostra del cinema nel 2008 con Achille e la Tartaruga, storia familiare e artistica che coinvolge un pittore nella estenuante ricerca del successo, mentre intorno a lui tutto muta e lo abbandona.
Per comprendere la complessità della vena creatrice del Nostro, sappiate che il sempre più trasmesso Takeshi's Castle prende il nome proprio dal regista, che coinvolse gruppi di giovani e li spinse a conquistare un milione di yen, dopo aver superato prove imbarazzanti ed espugnato il suo castello. Se vi è mai capitato di vedere qualche finale di puntata in cui in due o tre arrivano alla battaglia conclusiva, solitamente il pazzo biondo che spara senza sosta dardi laser da una finta navicella è proprio Takeshi Kitano.
Ambra Zamuner