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Tekken, la recensione

Il regista Dwight H.Little firma l’ennesima trasposizione di un famoso videogame per il grande schermo. Ardua impresa, soprattutto quando il gioco in questione ha segnato un’intera generazione di fans.
A cura di Ciro Brandi
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Tekken

Il regista Dwight H.Little, dopo i due pessimi film su “Street Fighter”, quello su “Mortal Kombat” più un’altra manciata di pellicole tipo “Drago D’acciaio” con Brandon Lee e “Programmato per uccidere” con Steven Seagal, ci riprova, e dirige l’ennesima pellicola tratta da un videogame, il picchiaduro cult “Tekken”, del lontano 1994. Il budget messo a disposizione è stato abbastanza esiguo (quasi 40 milioni di dollari), ma comunque il risultato è alquanto deludente sotto vari aspetti.

La storia ci porta nel 2039, dopo che una Guerra mondiale ha distrutto gran parte della civiltà umana, i territori non vengono più gestiti da governi, ma da corporazioni. La più potente di queste è la Tekken Corporation, comandata da Heihachi Mishima. In modo da poter contenere le masse, la Tekken sponsorizza l'Iron Fist, in cui i combattenti competono fino alla morte per la gloria suprema e per guadagnare ricchezza e celebrità. Heiachi provoca però l’invidia del figlio  Kazuya, il quale è intenzionato a rubargli il posto . dopo pochi minuti è introdotta la figura di Jin Kazama, un combattente di strada e contrabbandiere che vive con la madre Jun. Jin non ha mai conosciuto il padre, gli è stato detto che è morto prima che lui nascesse. Il giovane vuole assolutamente partecipare al torneo Tekken, bramoso di gloria, contro il volere della madre. Le cose precipitano quando Jun viene uccisa dai militari che erano sulle tracce di suo figlio. Jin, spinto ancora di più dalla vendetta, partecipa al torneo e diventa un eroe del popolo, anche se la via alla vittoria finale è tutt’altro che semplice.

Ci accorgiamo sin dalla visione del trailer che la pellicola presenta difetti evidenti, a cominciare dalla caratterizzazione dei personaggi principali. Solo Jin (John Foo) risulta essere credibile e somigliante al personaggio dei videogames, per il resto sembrano tutte caricature con costumi e parrucche posticce. Il regista Dwight H.Little proviene dal mondo televisivo e ha diretto film di scarso successo, quindi non ci aspettavamo nulla di clamoroso, ma nemmeno tanta superficialità nelle riprese. Le scene di combattimento riprendono, ovviamente, quelle del videogioco, con le mosse tipiche di ciascun personaggio, ma ciò non basta a farne un blockbuster, soprattutto perché i primi fan del gioco per console, ormai sono uomini capaci d’intenere e di volere!

La sceneggiatura fa acqua da tutte le parti, lasciando fuori personaggi fondamentali, facendoli sparire all’improvviso senza un motivo. La fotografia è fumettosa, ricorda molto quella di “Dragonball Evolution”, ma è pù televisiva che cinematografica. Tutto sembra fatto per arrivare forzatamente al finale prevedibile e scontato, tanto da farci pensare come mai la pellicola non sia uscita direttamente in dvd invece che al cinema.

Voto: 4

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