“The canyons”: molto rumors per nulla
Sì lo sappiamo, purché se ne parli. E allora diciamo che è porno soft, che non abbiamo mai visto una Lindsay Lohan così, che questo film farà scandalo a Venezia. Le aspettative dei più creduloni sono state ovviamente disilluse ma siamo disposti a perdonare: “The Canyons” è stato realizzato proprio con il contributo della Rete, quindi un po’ di traffico di notizie illusorie è comprensibile.
Come racconta il regista Paul Schrader in conferenza stampa, il (very) low budget del film è stato rimediato tramite crowdfunding, attraverso il sito web Kickstarter, persino il reclutamento attori è avvenuto tramite web. Tutte pratiche in piena avanguardia ma che il regista, nonché sceneggiatore di capolavori come Taxi Driver e Toro Scatenato, ha dichiarato di non voler replicare. Il problema non è di certo il fatto che la Lohan vestisse H&M o che si fosse truccata da sola ma piuttosto, che il film aggiunge veramente poco alla descrizione della perdizione giovanile losangelina. I personaggi sono gli stessi che popolano il capitolo uno del racconto della Mtv Generation, per l’appunto “Meno di Zero”, romanzo scritto da Bret Easton Ellis, qui sceneggiatore. Ryan e Christian potrebbero far parte di quella medesima cricca raccontata negli anni ‘80, come loro vivono in funzione di sesso e cocaina all’ombra degli Studios, di cui loro fanno parte solo a latere, o come figli di impegnatissimi produttori o come aspiranti attori. Ma ormai siamo nel 2013, a sesso e cocaina si aggiungono smartphone e manie di persecuzione oramai inguaribili, considerato il definitivo fallimento della pratica psicanalitica alla quale, proprio come il suo omologo nel romanzo, il protagonista si sottopone.
Cosa resta? Una dimensione estetica, impersonata dai labbroni rifatti della Lohan e dalla faccia di gomma di James Deen, pornoattore che del genere d’origine mantiene una certa improbabilità espressiva. Nulla di inaspettato: persino il fatto che, in fondo, la prova della terribile Lindsay è più che buona, come del resto aveva lasciato presagire in vari film prima del tracollo tra una riabilitazione e l’altra. Come dire, oramai non vale manco più la pena faticare per spiegare perché e percome una generazione si è perduta senza tenere in piedi uno straccio di ideale. Questi giovani non sono meritevoli neanche di un thrilling fatto bene. Considerato Ellis, magari è tutto intenzionale, questo è un meraviglioso esempio di metacinema e noi non abbiamo capito nulla. Fatta salva l’orribile estetica contemporanea di cui il film si fa bandiera nella miseria dei loro personaggi, “The Canyons” oltre a non essere così hot come speravamo, non ci intristisce neanche più di tanto. Molto rumours per nulla.