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This is England, la recensione

L’Inghilterra multietnica e aperta a tutto il mondo viene ridimensionata. La parte più cupa e nascosta è portata alla luce con tutta la sua scelleratezza e ignoranza. Il quadro che ne risulta è un triste capolavoro.
A cura di Ciro Brandi
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Shane Meadows è il regista di questo splendido film drammatico del 2006 (si avete letto bene, è uscito 5 anni fa), incentrato sulla cultura skinhead inglese, vista e narrata da un ragazzino, ambientato nel luglio 1983.

Il protagonista è Shaun, un ragazzo di dodici anni. Orfano di padre, morto durante la guerra delle Falkland, è oggetto di bullismo a scuola ed è considerato un perdente. Proprio in questo periodo turbolento, Shaun si trova sempre più isolato dal resto dei giovani ragazzi e passa le giornate alla spiaggia praticamente solo. Dopo l'ennesimo litigio a scuola, dovuto al suo abbigliamento da sfigato con i pantaloni a zampa d'elefante, il giovane entra in contatto con un gruppo di skinheads che sembrano non curarsi dei suoi vestiti. Grazie a loro troverà degli amici veri che lo faranno sentire parte di qualcosa e il coraggio che gli è sempre mancato, riuscendo a vincere la timidezza e a conoscere Smell, una ragazza più grande di lui. Questa tranquillità viene minata quando Combo, ex leader della banda usciti di galera dopo 3 anni, torna a comandare infondendo nei giovani idee razziste e al limite della violenza. Shaun lo seguirà, affascinato dalla sua figura, ma il cammino verso la tragedia è appena iniziato.

Come dicevamo all’inizio, la pellicola arriva da noi con un ritardi inaccettabile. Il film ha vinto il Premio Speciale della Giuria al Festival di Roma del 2006 e il regista è stato presente con altri lavori per ben due volte al Torino Film Festival, eppure “This is England” non ha mai trovato un distributore nel nostro paese. Quest’anno, grazie a Officine Ubu possiamo assistere a questo capolavoro che ci porta in un periodo davvero contorto per il Regno Unito, guidato dalla Thatcher, durante il conflitto con l’Argentina per le isole Folklands.

Meadows narra con estrema sincerità, crudezza e lucidità (alla Ken Loach) i motivi e le relative conseguenze che spingono i giovani ad abbracciare la violenza estrema e impregnarsi di ideali razzisti. Il regista ha più volte affermato durante alcune interviste che le idee e le trame dei suoi film sono ispirati a fatti ed eventi vissuti personalmente, dunque conosce alla perfezione tutto ciò che narra. Eccellente la prova dell’attore protagonista Thomas Turgoose, 14enne nel 2006, in una prova assolutamente non facile dato il contesto e il plot fatto di violenza fisica e verbale, scene forti e moralmente molto opinabili.

L’Inghilterra multietnica e aperta a tutto il mondo viene ridimensionata. La parte più cupa e nascosta è portata alla luce con tutta la sua scelleratezza e ignoranza. Il quadro che ne risulta è un triste capolavoro.

Voto: 9

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