“Tifosi”, quando il Mito di Maradona riapparve al cinema
I 55 anni di Diego Armando Maradona rappresentano l'occasione per ripescare non soltanto quella che è l'incredibile carriera sportiva del "Pibe de Oro", con le sue gioie e i suoi dolori, ma anche quello che il suo personaggio, il suo mito, ha rappresentato fuori dal rettangolo di gioco. Diego mattatore, dentro e fuori dal campo, tra ospitate televisive e cinematografiche. Tra quest'ultime, ricordiamo il "cinepanettone" degli sportivi, un "Tifosi" datato 1999 per la regia di Neri Parenti e prodotto, ironia della sorte, da quello che sette anni più tardi sarà il presidente della squadra di calcio proprio del Napoli, Luigi De Laurentiis.
Il film, che andava a riprendere il filone delle commedie incentrate sul rapporto tra italiani e mondo del pallone, vedeva Diego Armando Maradona nel ruolo di se stesso in un cast che comprendeva Christian De Sica (il tifoso della Lazio), Diego Abatantuono (il tifoso della Juventus), Massimo Boldi (il tifoso del Milan), Maurizio Mattioli (il tifoso della Roma), Enzo Iacchetti (il tifoso dell'Inter) e Nino D'Angelo (il tifoso del Napoli). Diviso in quattro episodi, Diego è stato protagonista di quello legato al Napoli con Nino D'Angelo e Peppe Quintale protagonisti.
Gennaro Scognamiglio (Nino D'Angelo) è un ladruncolo che, uscito di galera, si rimette subito in azione con il suo amico Ferdinando per poter saldare un pesante debito e salvare se stesso e la sua famiglia, composta da moglie e quattro figli. Introdottisi in un attico sul mare, trovano un decoder in salotto e si gustano la partita del Napoli fino a quando non scoprono che l'attico in questione appartiene al loro idolo Diego Armando Maradona. Trovando una scusa, rimetteranno tutto a posto e Diego solo alla fine capirà che i due in realtà avevano cattive intenzioni. Quando Gennaro racconta il motivo per cui è costretto a compiere questo tipo di azioni, il calciatore decide di aiutarlo a saldare il suo debito.
"Tifosi" incassò nel 1999 il corrispettivo di 4.800.000 milioni di euro. Fu un film facile, la critica lo accolse con la solita stroncatura: "Nulla di diverso da un film di Neri Parenti", scrisse Sossi per La Stampa. Quel film, però, rappresentò un primo ritorno del Mito a Napoli, seppur virtuale perché mediato dalla pellicola cinematografica, dopo un esilio a cui il calciatore è stato costretto dati i suoi guai con il fisco. Non sembrava vero agli occhi dei tifosi napoletani rivedere Diego di nuovo a contatto con qualcosa di familiare, nonostante non sia mai effettivamente stato a Napoli per girare. Ma vederlo lì, a contatto con un altro ambasciatore napoletano come Nino D'Angelo, quasi colmava quel vuoto che all'epoca era ancora enorme. E non sembrava vero neanche rivederlo palleggiare, accarezzare il pallone con un tocco così soffice per quello che forse resta uno dei finali migliori della trentennale storia del cinepanettone.