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Torna ‘Tempi moderni’, il capolavoro di Chaplin in sala dall’8 dicembre

Cento anni fa esatti nasceva il personaggio di Charlot. Per l’occasione, sarà possibile riassaporare sul grande schermo la magia di uno dei più grandi film della storia del cinema, grazie al restauro promosso dalla Cineteca di Bologna.
A cura di Valeria Morini
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Corre l'anno 1914: sugli schermi americani viene proiettato "Kid Auto Races at Venice", un cortometraggio di 7 minuti diretto da Henry Lehrman. Nel film appare, per la prima volta sul grande schermo, un buffo vagabondo con bombetta, baffetti e pantaloni larghi, interpretato dall'ancora sconosciuto Charlie Chaplin. È la nascita ufficiale di Charlot, immortale eroe del cinema muto, maschera comica che ha segnato indelebilmente la storia del cinema.

A questo punto, è opportuno fare un salto temporale di ventidue anni: nel 1936, nel cinema si è ormai affermato il sonoro e l'umorismo di Charlot sembrerebbe destinato al declino. Ma Chaplin, che nel frattempo è si è imposto tra i più grandi registi americani con opere come "La febbre dell'oro" e "Luci della città", gira uno capolavoro come "Tempi moderni". Le fattezze comiche di Charlot vengono qui rielaborate nel personaggio dell'operaio protagonista, al centro di una spietata rappresentazione della civiltà industriale.

In sala dall'8 dicembre, grazie a ‘Il cinema ritrovato'

A distanza di quasi ottant'anni il film torna nelle sale italiane, per celebrare proprio il centenario da quella prima apparizione in "Kid Auto Races at Venice". Dall'8 dicembre "Tempi moderni" sarà al cinema in una versione completamente restaurata per merito del progetto "Il cinema ritrovato", promosso dalla Cineteca di Bologna.

La lodevole iniziativa permetterà al pubblico di vedere sul grande schermo un film che, a dispetto dei suoi otto decenni di vita, è ancora oggi un modernissimo ritratto della società capitalista. Le sequenze stranianti che mostrano Chaplin alle prese con la catena di montaggio, comicamente incastrato negli ingranaggi della grande fabbrica o "imprigionato" dalla macchina automatica per l'alimentazione non solo divertono ancora oggi, ma mostrano con lucidità il rischio di disumanizzazione connesso all'uso smodato della tecnologia.

La pellicola è passata alla storia anche perché, per la prima volta, è possibile udire in un film la voce di Chaplin. Il timido operaio alla ricerca di un mondo migliore non parla mai, ma canta un'irresistibile versione nonsense di "Je cherche après Titine": un'altra sequenza memorabile di quello che resta tra i film più grandi della storia del cinema.

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