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Bocciati i busti di Checco Zalone: “Non gli somigliano e non lo rappresentano”

Il concorso indetto dal multiplex Fasano di Taviano per la realizzazione di un busto in onore di Checco Zalone non ha avuto grande fortuna. I giurati hanno bocciato tutte le 21 opere presentate, ritenendole inadatte e riaprendo il bando. Zalone aveva ringraziato ironicamente: “Di solito i busti si fanno ai morti e non ai vivi, ma va bene ugualmente…”
A cura di Andrea Parrella
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La fama di Checco Zalone è oramai qualcosa di indiscusso. Il recordman del cinema nostrano ha battuto ogni tipo di primato quanto a incassi registrati al botteghino con Quo Vado ed ogni sua opera, realizzata in coppia con il regista Gennaro Nunziante, sembra imporsi l'imperativo categorico di superare la precedente. E per celebrare la grandezza del Re Mida della commedia italiana contemporanea, al multiplex Fasano di Taviano hanno scelto una strada decisamente anomala, o quantomeno inattesa dallo stesso Zalone: un concorso per la realizzazione di un'opera d'arte in onore del comico, il cui vincitore sarebbe stato installato proprio all'ingresso del multisala. Idea certamente bizzarra, commentata con ironia dallo stesso attore, che rivolgendosi al proprietario della struttura Antonio Mostacchio si era detto lusingato, pur specificando "Mi piace molto, anche se di solito si fanno ai morti e non ai vivi, ma va bene ugualmente…".

Ma di ancor più bizzarro c'è l'esito del concorso, che a quanto pare non ha soddisfatto la giuria, composta dal regista Gennaro Nunziante e Paolo Pellegrino, docente di estetica all'Università del Salento, che ha bocciato tutti i ventuno busti realizzati, ritenendoli tutte poco rappresentative: "Spiace dover rilevare che rispetto ai canoni e ai criteri richiesti nessuna delle opere presentate sia in grado di rispecchiare non solo la somiglianza fisica, ma anche e soprattutto il talento spontaneo di Checco Zalone". Con questa motivazione è stato riaperto il bando di partecipazione al concorso, che si chiuderà il 31 maggio prossimo. E d'altronde, a guardare le opere, oltre ad un concetto di bellezza in quanto tale, che resta un qualcosa di puramente soggettivo, tra un Zalone trasformato in statuetta da Oscar ed alcune raffigurazioni che ricordano più i busti di età romana, che non una riproduzione artistica contemporanea, l'attinenza ad una fedele riproduzione di Checco Zalone sembra un obiettivo che nessuna delle opere presentate in concorso è riuscita a raggiunere.

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