Will Smith ricorda Muhammad Ali: “Mentore e amico, hai cambiato la mia vita”
La morte di Muhammad Ali ha scosso il mondo e gettato nello sconforto gli appassionati dello sportivo del secolo, un uomo capace di realizzare veri e propri capolavori sportivi, ma anche di supportare cause politiche e sociali nel corso dei decenni. Inutile dire che Ali, al secolo Cassius Clay, sia stato un personaggio di spessore soprattutto per la comunità nera, i cui diritti ha difeso strenuamente, a spada tratta, senza mai tirarsi indietro. La dimostrazione sta nella venerazione che quel mondo gli riconosce.
Tra gli attori della comunità nera più noti al mondo c'è Will Smith, amico di Ali, nonché interprete dell'atleta nel film monografico a lui dedicato, di diversi anni fa (andato in onda su Rete 4 dopo la rivoluzione della programmazione televisiva dopo la morte di Ali). In un post su Facebook, il popolarissimo attore non ha potuto fare a meno di indirizzare un ricordo ad Ali dopo la sua scomparsa, mostrandogli tutta la stima e il rispetto che per lui ha avuto, oltre che sottolineando l'influenza immensa che ha esercitato sulla sua vita dal punto di vista delle convinzioni culturali e psicologiche. Smith definisce Ali un vero e proprio mentore, oltre che amico di sempre, una persona così determinante da essere stata capace di cambiare la sua vita. Il post è corredato da una foto in cui Smith viene ripreso, proprio ai tempi della realizzazione di Ali, sul set insieme al campione di un tempo. Allora ancora visibilmente in forma, nonostante il Parkinson avesse cominciato a corroderlo diversi anni prima.
Le dichiarazioni leggendarie
Muhammad Ali non solo "volava come una farfalla e pungeva come un'ape", ma era solito picchiare duro anche con le parole. Nel 1964, ad esempio, dopo che aveva mandato al tappeto alla settima ripresa il povero Sonny Liston, Ali lasciò traccia del suo passaggio con dichiarazioni inequivocabili: "Sono il re del mondo, sono carino, sono cattivo. Ho scosso il mondo!". Due anni dopo, quando tentò di spiegare il motivo del suo rifiuto ad arruolarsi nell'esercito americano e combattere in Vietnam, dichiarò candidamente che "non ho mai litigato con questi Vietcong. I veri nemici della mia gente sono qui". Come amava ripetere anche lui, difficile essere umili quando si è così grandi. Lo faceva spesso il buon Ali, come nel 1974 dopo il knockout a Foreman: "Sono il più grande di tutti i tempi, non datemi perdente fino a che non ho 50 anni". La sconfitta l'ha, purtroppo, conosciuta all'età di 74 anni contro un avversario più grande di lui: probabilmente l'unico. Avversario che Muhammad Ali ha combattuto con coraggio fino alla fine, perché "un uomo che non è coraggioso abbastanza da assumersi dei rischi, non otterrà mai niente".