30 anni fa usciva “L’attimo fuggente”, inno all’anticonformismo e al valore dei propri sogni
Il 2 giugno, usciva a Toronto (Canada) e in un numero di sale limiate degli Stati Uniti, “L’attimo fuggente”(“Dead Poets Society”), il film più bello e riuscito dell’australiano Peter Weir, nonché una delle pellicole più significative della storia del cinema. Il regista ci riporta al 1959 raccontando la storia dell’insegnate di letteratura John Keating (Robin Williams), che viene trasferito al severo collegio maschile Welton. John è un docente totalmente diverso dagli altri e, infatti, vuole che i suoi ragazzi acquisiscano i veri valori della vita e insegnando loro a seguire i propri sogni, vivendo momento per momento, cogliendo l’attimo perché ciò che passerà non tornerà mai più. Keating lo fa infondendo loro la forza della poesia e, infatti, i suoi ragazzi ricomporranno la vecchia “Setta dei poeti estinti”, di cui anche il prof faceva parte ai suoi tempi, e tra loro si distingue Neil Perry (Robert Sean Leonard) che, per inseguire la sua passione per il teatro, andrò contro suo padre, Tom Perry (Kurtwood Smith). Il metodo d’insegnamento di Keating infastidisce anche il Preside Nolan (Norman Lloyd) e la situazione precipita quando Neil, disperato, si suicida pur di non seguire il destino scelto per lui dal genitore e il professore sarà accusato di aver spinto il ragazzo a seguire le sue passioni e, quindi, a suicidarsi pur di portarle avanti contro il volere paterno.
Un inno all'anticonformismo e contro tutte le ipocrisie
“L’attimo fuggente” rientra, a pieno titolo, nella top list dei film più emozionanti di sempre e, soprattutto, tra quelli che lasciano vari insegnamenti e fanno riflettere veramente a fondo sul senso della vita. Partendo dal celeberrimo messaggio oraziano “Carpe Diem” (Cogli l’attimo), Weir da in mano a Keating/Williams l’arma della poesia, e quindi della filosofia, per invitare i suoi ragazzi ad essere anticonformisti, ad andare contro e non accettare qualsiasi forma d’ipocrisia e assecondare e seguire i propri sogni e le proprie passioni senza farsi tarpare le ali in alcun modo. La “Setta dei poeti estinti” è il luogo simbolo della crescita di questi “nuovi uomini”, liberi dalle costrizioni, un microcosmo di future anime dagli orizzonti infiniti e senza barriere e poco importa se per arrivare a questo sono stati spinti da un professore dai metodi poco ortodossi se poi il risultato è il vedersi avverare i propri piccoli e grandi sogni.
La prova da Oscar di Robin Williams e il resto del magnifico cast
Naturalmente, il compianto e grandissimo Robin Williams è il cardine principale del film e, ancora una volta, ci regala una performance che vale 10 Oscar. L’attore rivelò che il suo Keating era ispirato al suo insegnante di Storia, John C. Campbell, che insegnava alla Country Day School di Detroit ed era noto per le sue lezioni originali e non legate assolutamente agli schemi scolastici tradizionali. Williams lo rende un uomo forte e fragile allo stesso tempo, una figura positiva che si staglia come un faro che illumina le giovani menti e che ci emoziona tremendamente dall’inizio alla fine, quando i suoi “discepoli” lo salutano esclamando “O Capitano, mio Capitano!”. In quella frase, titolo di una poesia di Walt Whitman dedicata ad Abraham Lincoln, è racchiuso il ringraziamento di quei ragazzi ma anche la speranza che gli insegnamenti del prof saranno applicati anche, e soprattutto, in sua assenza ed era questo, in fin dei conti, il suo scopo principale. Nel cast, però, ci sono anche tantissimi altri bravi attori, giovani e non, che col tempo hanno costruito una brillante carriera ad Hollywood come Ethan Hawke (Todd Anderson), Robert Sean Leonard (Neil Perry), John Charles (Knox Overstreet), Gale Hansen (Charlie Dalton), Dylan Kussman (Richard Cameron), James Waterston (Gerard Pitts), Norman Lloyd (Preside Nolan) e Kurtwood Smith (Mr. Tom Perry).
Gli incassi e l'Oscar alla Migliore sceneggiatura
La critica osannò il film di Weir sin dall’inizio e, con la gloria, arrivarono anche i premi. Infatti, la pellicola fu nominata a 4 Oscar – Miglior sceneggiatura originale, Miglior film, Migliore regia e Miglior attore protagonista (Robin Williams) – portando però a casa solo quella alla sceneggiatura, scritta alla grande da Tom Schulman. Anche gli incassi furono ottimi, dato che il film riuscì a portare a casa globalmente circa 235 milioni di dollari.