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40 anni fa usciva Kramer contro Kramer, la parabola sentimentale con Meryl Streep e Dustin Hoffman

Il 17 dicembre 1979, Robert Benton sbarcava nelle sale di New York con la sua parabola sentimentale con protagonisti Meryl Streep e Dustin Hoffman. Il regista decide di trattare il tema del divorzio dal punto di vista maschile, trattando altri temi correlati e paralleli come la parità dei sessi, il femminismo e, in generale, dei cambiamenti in atto nella società dell’epoca, offrendo uno spaccato tremendamente realistico e convincente che portò a casa ben 5 Oscar.
A cura di Ciro Brandi
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Robert Benton, il 17 dicembre 1979, portava nelle sale di New York la sua parabola sentimentale perfetta, Kramer contro Kramer (Kramer vs Kramer), basata sull’omonimo romanzo di Avery Corman, scritto nel 1977. Il regista racconta la storia di Ted Kramer (Dustin Hoffman), un agente pubblicitario ossessionato dal suo lavoro che, un giorno, viene lasciato dalla moglie Joanna (Meryl Streep), ritrovandosi da solo col figlio Billy (Justin Henry). Da quel momento, la vita di Ted cade nel baratro e la situazione precipita quando Billy si ferisce ad un occhio gravemente e Joanna userà l’accaduto in tribunale per riavere il piccolo. Il tribunale affida la custodia del piccolo alla madre che, però, dopo un primo periodo di risentimento, non se la sente di dividere Ted dal bambino e depone l’ascia di guerra.

Il divorzio trattato dal punto di vista maschile

Robert Benton, 40 anni fa, riuscì a scrivere e a girare uno dei film più complessi e riusciti sul tema del divorzio ma, in generale, su un dramma familiare che finisce col colpire e affondare la vita di tutti i membri in maniera inesorabile. Benton ci offre uno spaccato tremendamente realistico della vita quotidiana americana, ma in cui si possono rivedere milioni di persone, e sceglie di raccontare la storia dal punto di vista di Ted/Hoffman. Il regista scardina le sicurezze del “sesso forte”, facendo risultare l’uomo, sin da subito, come l’anello debole, la parte lesa tra i due genitori, quello che ha rinunciato alla propria carriera per il bene di suo figlio. Joanna/Streep è la “cattiva” di turno, solo perché rivendica il diritto di guadagnarsi un posto decente in società, perché quello che ha non la soddisfa appieno e per l’aggressività che dimostra nella famosa scena del tribunale. In realtà, Benton coglie l’occasione per narrare i cambiamenti che stavano avvenendo nella società dell’epoca, con una spontaneità che a volte risulta quasi disturbante, mescolando vari generi, dal dramma legale a quello familiare, fino a toccare corde anche comiche e ironiche, dove non ci sono vincitori e/o vinti.

Meryl Streep e Dustin Hoffman, i veri pilastri del film

Altre tematiche correlate e parallele come quella del femminismo e della parità dei diritti tra uomini e donne non sono mai trattati in maniera pesante e opprimente, tanto che dopo un iniziale schieramento totale a favore di Ted, lo spettatore tende a capire anche la ragioni di Joanna e assorbire la sua aggressività da personaggio assolutamente rivoluzionario, originale e d’impatto emotivo enorme. La sua “apertura” finale rappresenta proprio la deposizione delle armi, la quiete dopo la tempesta, perché alla fine della fiera, l’amore vero lascia traccia indelebili che sono molto più forti dei sentimenti di odio e vendetta. Naturalmente, la sceneggiatura di Benton è totalmente al servizio di due “macchine da guerra” della recitazione, all’epoca ancora senza Oscar, come Dustin Hoffman e Meryl Streep, totalmente immersi nei rispettivi ruoli, in maniera talmente convincente da sembrare protagonisti di un documentario sull’evoluzione e sui cambiamenti di un rapporto d’amore simbolo di milioni di altri dello stesso tipo.

Gli incassi e i cinque Oscar

Kramer contro Kramer mise d’accordo pubblico e critica. La pellicola incassò 106.3 milioni di dollari in tutto il mondo e portò a casa 5 Oscar al Miglior film, alla Migliore regia, al Miglior attore protagonista (Hoffman), alla Migliore attrice non protagonista (Streep) e alla Migliore sceneggiatura non originale, mettendo all’angolo il favorito di quell’anno, cioè Apocalypse Now. Il cult di Francis Ford Coppola, infatti, riuscì a portare a casa solo la statuetta alla Migliore fotografia e al Miglior sonoro.

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