5 anni senza Robin Williams, l’eterno Peter Pan del cinema ci lasciava l’11 agosto 2014
"Carpe Diem. Cogliete l'attimo, ragazzi. Rendete straordinarie le vostre vite. Dei due sentieri scelsi il meno battuto per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto". Questa, e forse ogni altra citazione da "L'attimo fuggente", suonano come un riassunto perfetto della vita e della carriera di Robin Williams, che ci lasciava esattamente 5 anni fa, l'11 agosto 2014. Sembra essere passata un'eternità e al contempo, a guardare e riguardare i suoi personaggi iconici, non pare ancora vero che l'eterno Peter Pan del grande schermo se ne sia andato, con una morte drammatica quando scioccante, a soli 63 anni. Lo scorso 21 luglio (quando si è sposato suo figlio Cody, per rendergli omaggio) ne avrebbe compiuti 68.
La carriera di Robin Williams, dalla tv al cinema
La lunga carriera di Williams, diplomatosi in recitazione alla Juilliard School di New York, cominciò un po' per caso con un episodio di "Happy Days" in cui interpretò per la prima volta Mork. Piacque così tanto che lo showrunner Garry Marshall rese il suo personaggio il protagonista della serie "Mork & Mindy", storia dell'alieno venuto sulla Terra dal pianeta Ork. Un cult assoluto che, insieme alle numerose stand-up comedy interpretate negli anni 80 gli consegnò le chiavi della celebrità. La mimica facciale e fisica, la recitazione sopra le righe e spesso clownesca, insieme a una voce straordinariamente eclettica (quasi sempre doppiata in italiano dal bravissimo Carlo Valli), l'hanno reso un pilastro di Hollywood. Dal cartoonesco Braccio di ferro nel flop "Popeye" di Robert Altman allo straordinario Adrian Cronauer di "Good Morning Vietnam", dall'illuminante professor Keating di "L'attimo fuggente" di Peter Weir al dottor Sayer di "Risvegli", dal Parry di "La leggenda del re pescatore" al Peter Pan cresciuto di "Hook – Capitan Uncino", dal "Mammo" di "Mrs. Doubtfire" al "bambino vecchio" di "Jack", dal medico-clown in "Patch Adams" all'esilarante Theodore Roosevelt di "Una notte al museo", Williams è stato icona generazionale, eroe del cinema per famiglie, adorabile gigione, comico ribelle e dissacrante. È stato Uomo bicentenario, professore pazzo, Genio della lampada, "uomo dell'anno", persino insospettabile cattivo dall'anima nera (in "Insomnia" e "One Hour Photo").
L'Oscar, i premi e le nomination
Una filmografia lunga e versatile quella di Williams, forse con qualche scivolone, ma che gli ha permesso di fare incetta di premi. Dopo essere stato candidato per tre volte ai Premi Oscar (per "Good Morning, Vietnam", "L'attimo fuggente" e "La leggenda del re pescatore") è riuscito ad agguantarlo finalmente alla quarta occasione, ma come non protagonista per "Will Hunting – Genio ribelle" di Gus Van Sant, in cui era indimenticabile "spalla" di Matt Damon. Ha ricevuto ben undici candidature ai Golden Globe, vincendo cinque volte (più il premio speciale per il doppiaggio di Aladdin). Aggiungiamo poi due Sag Awards e due Emmy, a un palmarès costruito sul suo sfrenato eloquio e sulla sua straordinaria capacità di improvvisazione.
La malattia e la morte
Dietro il pagliaccio scatenato e l'eroe dal volto buono non sono mai mancati lati oscuri (come l'uso di cocaina negli anni 80 o i problemi con disturbi dell'umore), ma Willias, oltre che un gigante dello schermo era anche un uomo di immensa generosità, un papà affettuoso – per i tre figli Zachary, Zelda e Cody Alan – e un amico generoso (basti pensare all'aiuto, anche economico, a Christopher Reeve dopo il suo drammatico incidente). Tutto questo ci è stato portato via in modo inatteso e traumatico l'11 agosto 2014. L'attore, a 63 anni compiuti da poco, si è tolto la vita impiccandosi con una cintura. Si è a lungo parlato della depressione che lo affliggeva, legata a un destino crudele che lo aveva colpito con un male fisico devastante. Poco tempo prima, Williams, aveva scoperto di essere malato del morbo di Parkinson; insieme ai risultati dell'autopsia, che esclusero la presenza di droga o alcol al momento del decesso, venne divulgato anche che l'attore soffriva della demenza da corpi di Lewy, una grave patologia correlata al Parkinson che provoca frequenti allucinazioni visive. Da un anno, Williams lottava con i sintomi di queste malattie, che non gli hanno lasciato scampo. Oggi, cinque anni dopo il suo addio, ci manca più che mai.