“6 giorni sulla Terra” – La recensione
E’ un film di fantascienza diretto e sceneggiato da Varo Venturi. La pellicola è stata girata in italiano e in inglese (“6 Days on Earth”) ed è stata selezionata per partecipare al 33°Festival Internazionale del Cinema di Mosca.
Il plot ricorda quello delle grandi produzioni americane: lo scienziato Davide Piso (Massimo Poggio), studia tantissimi casi di rapimento alieno ricorrendo all’ipnosi. Quando decide di aiutare Saturnia (Laura Glavan), una splendida ragazza che afferma di essere un’addotta, cioè una persona rapita dagli alieni, si ritrova davanti ad un pericoloso problema: una volta ipnotizzata, la ragazza non riesce più ad uscire dallo stato di trance in cui è caduta, dando così luogo alla manifestazione di Hexabor, un’entità aliena proveniente dall’arcaica Mesopotamia, intenzionato a sfruttare l’anima di Saturnia.
Raccontato in questo modo, il film sembra avvincente e nuovo per il panorama cinematografico italiano. Ma non è così. “6 giorni sulla Terra” è un miscuglio di alieni, rapimenti, UFO, demoni, follia, complotti e chi più ne ha, più ne metta. Venturi cerca di prendersi sul serio, ma sembra dar vita ad una parodia del film “Il Quarto Tipo” del regista Olatunde Osunsanmi, ricorrendo a riprese amatoriali fastidiose e da nausea, una fotografia da filmino delle medie, il tutto condito da effetti speciali puerili.
Per il soggetto, il regista si è ispirato alle esperienze dello scienziato italiano Corrado Malanga, il quale, sulla base di reali testimonianze di migliaia di persone che sotto ipnosi hanno raccontato di essere state rapite dagli alieni, ha concluso che gli extraterrestri impiantano le proprie “memorie attive” nel cervello degli umani per modificarli geneticamente e adattarli al proprio DNA. Base brillante da cui partire, ma è proprio l’approccio al genere, che già in Italia è inesistente, sbagliatissimo. La sceneggiatura è da film di serie B, il cast è quasi tutto televisivo, il genere ibrido – horror/fantasy/thriller – ci porta su duecento strade diverse, senza mai andare al nocciolo della questione.
Tentativo alquanto azzardato. Il rischio è apprezzabile, ma quando ci sono delle basi forti e una preparazione adeguata. In questo modo, invece, si rischia di prendere solo in giro gli spettatori.
Voto: 3