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Abolita la censura cinematografica, cosa cambia per i film che escono in Italia

Dario Franceschini, ministro della Cultura, ha firmato il decreto legge che, dal 5 aprile 2021, abolisce definitivamente la censura cinematografica in Italia. Saranno i distributori a classificare i film per l’uscita in sala: il compito di valutare la loro decisione spetterà alla Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura.
A cura di Valeria Morini
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Ultimo tango a Parigi
Ultimo tango a Parigi

Il 5 aprile il Ministro della Cultura Dario Franceschini ha annunciato l'abolizione della censura cinematografica, con un decreto governativo che segna la storia della Settima arte in Italia. La memoria dei più cinefili corre a casi come quello di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, per cui si chiese letteralmente il rogo delle copie, o il più recente di Totò che visse due volte di Ciprì e Maresco. Cosa cambia per il cinema in Italia? Secondo il Ministero, viene finalmente "superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti". Ecco come la nuova legge andrà a impattare sulla diffusione dell'audiovisivo sul territorio italiano.

Nasce la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche

Alla legge per la censura, in vigore dal 1962, si sostituisce la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura. Composta da 49 membri, "scelti tra esperti di comprovata professionalità e competenza nel settore cinematografico e negli aspetti pedagogico-educativi connessi alla tutela dei minori o nella comunicazione sociale, nonché designati dalle associazioni dei genitori e dalle associazioni per la protezione degli animali", e guidata da Alessandro Pajno, la Commissione resta in carica tre anni e ha venti giorni a disposizione per confermare o modificare la classificazione di un film in uscita in sala, che viene auto-stabilita dal distributore del titolo in questione. Come ha spiegato all'ANSA Nicola Borrelli, direttore della Direzione generale Cinema e audiovisivo, "saranno i produttori o i distributori ad autoclassificare l'opera cinematografica, alla commissione il compito di validare la congruità".

Come saranno classificati i film

L'intervento "ai sensi della Legge Cinema", come chiarisce il comunicato stampa del Ministero, "introduce il sistema di classificazione e supera definitivamente la possibilità di censurare le opere cinematografiche: non è più previsto il divieto assoluto di uscita in sala né di uscita condizionata a tagli o modifiche". Questa la nuova classificazione per i film in sala, in base al pubblico di destinazione (per le piattaforme streaming vale il parental control): opere per tutti; opere non adatte ai minori di anni 6; opere vietate ai minori di anni 14 (ma a 12 anni compiuti e con un genitore è possibile vederle); opere vietate ai minori di anni 18 (ma a 16 anni compiuti e con un genitore è possibile vederle). "La Commissione verifica la corretta classificazione, proposta dagli operatori nel settore cinematografico", ha spiegato Borrelli.

Storia della censura cinematografica in Italia

Totò che visse due volte
Totò che visse due volte

La legge del 1962, che confermava in parte i provvedimenti del periodo fascista, stabiliva che ben sette commissioni visionassero i film per apporre eventuali divieti ai minori. Prima del decreto legge del 5 aprile, la casa distributrice dell'opera aveva a disposizione 20 giorni per presentare appello, o per effettuare tagli e modifiche, di solito suggerite dalla commissione stessa, per rendere la pellicola adatta ad un pubblico di minori o per abbassare il divieto agli Under 14. In alcuni casi, ad alcuni film è stato tolto il diritto di uscire in sala. Tra i titoli bloccati nel corso degli anni, si ricordano il già citato Ultimo tango a Parigi (che dopo una breve uscita fu bloccato, condanna al rogo e riabilitato solo nel 1987) ma anche Arancia meccanica di Stanley Kubrick, vietato ai minori e quindi trasmesso in tv solo nel 1999, Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini (prima vietato, poi distribuito con divieto ai minori, quindi sequestrato e sottoposto a 31 iter processuali), Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato (bloccato fino al 1984, poi tagliato), W la foca di Nando Cicero (irreperibile fino al 2004). Altri uscirono con anni di ritardo, come i casi di Scarface di Howard Hawks, Il grande dittatore di Charlie Chaplin (entrambi censurati dal fascismo) o Nodo alla gola di Alfred Hitchcock. Per Totò che visse due volte del 1998, la Commissione di revisione cinematografica portò in tribunale il film di Ciprì e Maresco con l'accusa di vilipendio alla religione, ma i registi e la produzione furono assolti in appello e il film poté uscire. L'ultimo caso risale al 2012, quando la Commissione ha vietato il nulla osta per uscire in sala all'horror Morituris di Raffaele Picchio, che è stato distribuito solo in Dvd. Tutti i dettagli di questa lunga pagina della cultura italiana sono raccontati dalla mostra virtuale permanente sul sito cinecensura.com.

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