“Anton Yelchin unico colpevole per la sua morte”: Chrysler respinge le accuse dei genitori
La morte di Anton Yelchin, l'attore di origine russa morto in un incidente stradale lo scorso giugno a soli 27 anni, sarebbe semplicemente "colpa sua". Questo la replica ufficiale del concessionario Fiat Chrysler da cui proveniva la Jeep Grand Cherokee che si ribaltò causandone il decesso, rispetto alle alla querela per omissione di soccorso presentata dai genitori di Yelchin.
Lo riferisce TMZ: il rivenditore di Valencia (California) ha negato ogni responsabilità e sostenuto che la morte del giovanissimo attore di "Star Trek" sarebbe stato il risultato di un "uso improprio, scorretto o dannoso" del mezzo, che, in folle al momento dell'accaduto, si rovesciò fino a schiacciarlo contro la cassetta delle lettere. Benché non in modo esplicito, il concessionario insinua inoltre che Yelchin avesse apportato modifiche che avrebbero danneggiato il SUV e che i suoi familiari non abbiano conservato il veicolo esattamente come era al momento dell'incidente, compromettendo così la prova fondamentale del caso.
La morte di Anton Yelchin
"Asfissia traumatica, avvenuta un minuto dopo l'impatto": questa la causa ufficiale della morte di Anton Yelchin, secondo il referto dell'autopsia. La tragica scomparsa del giovane è stato un vero fulmine a ciel sereno per tutta Hollywood, che vedeva Yelchin come uno degli attori più lanciati della sua generazione. Nato a San Pietroburgo, era arrivato negli Usa ancora in fasce: i genitori Viktor e Irina, entrambi pattinatori di figura, si trasferirono nel 1989 con lo status di rifugiati. Anton iniziò a recitare a soli 9 anni, ma il suo primo ruolo da protagonista lo ebbe in "Charlie Bartlett", nel 2007. Due anni dopo, è stato un giovane Kyle Reese in "Terminator Salvation" e ha ottenuto il ruolo di Pavel Chekov nel reboot della saga "Star Trek". Lo vedremo presto in ben quattro film postumi: "Porto", "Maxwell Green Rememory", "We Don't Belong Here" e "Thoroughbred".