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Attore morto suicida, il padre denuncia i medici: “Gesto indotto dagli antidepressivi”

Il padre dell’attore Fabio Poggiali, morto suicida nel 2016, accusa i medici curanti e alcune case farmaceutiche di non avere chiaramente illustrato i rischi associati all’assunzione di determinati farmaci che avrebbero potuto scatenare un istinto suicida del figlio: “Abbiamo appreso dal cosiddetto bugiardino che i medicinali prescritti, colpevolmente e senza alcuno scrupolo, inducono al suicidio”.
A cura di Stefania Rocco
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Giuliano, padre dell’attore Fabio Poggiali, ha presentato un esposto in cui accusa i medici curanti del figlio e alcune case farmaceutiche di avere contribuito a indurre l’uomo al suicidio. Pupillo di Rossella Falk e Giorgio Albertazzi, Poggiali morì il 13 aprile del 2016, suicidandosi in casa. Era caduto in depressione in seguito alla separazione dalla compagna, madre dei suoi due figli. Nel 1997 avevo perso il fratello Maurizio, promessa dell’Aeronautica Militare morto a 32 anni nella tragedia di Monte Lupone. Adesso Giuliano, ex bancario in pensione che ha perso entrambi i suoi figli, chiede giustizia.

Le informazioni contenute nei bugiardini

In seguito al suicidio di Fabio, mentre si aggirava disperato per la casa vuota, l’occhio di Giuliano cadde sulle confezioni dei tanti medicinali, gocce e compresse, prescritti al figlio. Assalito da un presentimento, cominciò a leggere nella speranza di poter fugare ogni dubbio. Scoprì, invece, quanto raccontato di seguito: “Su alcuni bugiardini c’era scritto, come una cosa normalissima, che il consumo di un certo antidepressivo può indurre al suicidio! Ma è inaudito! Perché noi familiari non siamo stati avvertiti?”.

I medicinali assunti da Fabio

Poggiali ha presentato un esposto presso il Commissariato di Tor Carbone indirizzato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma. Accusa i medici che avevano in cura Fabio e le case farmaceutiche di avere agito con poca trasparenza, senza mai illustrare i rischi legati all’assunzione di Cipralex, Zarelis, Rivotril, Sonirem e Xanax:

Noi genitori ci siamo prodigati per aiutarlo e quindi ci siamo rivolti a due specialisti psichiatri (il professor A. e il dottor D.) che hanno prescritto alcuni medicinali senza però informare noi familiari, come sarebbe stato loro dovere, della pericolosità di tali farmaci. Successivamente abbiamo appreso dal cosiddetto bugiardino che i medicinali prescritti, colpevolmente e senza alcuno scrupolo, inducono al suicidio. Ma un medico non dovrebbe sentire l’obbligo morale di allertare i parenti più stretti? Come può limitarsi a comunicare i rischi soltanto alla persona depressa, che proprio in quanto tale non è in grado di badare a se stessa?

La richiesta di Giuliano Poggiali

L’uomo non si dà pace e, dopo avere ottenuto giustizia per la morte del primo figlio, si è detto pronto a ingaggiare un’altra battaglia legale in memoria del perduto Fabio. Chiede specificamente che le confezioni di tali medicinali riportino con chiarezza sulla confezione gli eventuali rischi legati alla loro assunzione: “Un po’ come già accade con le sigarette, non si potrebbe segnalare in modo visibile che un tale medicinale può diventare pericoloso al punto da indurre al suicidio? Cosa ne pensa l’Agenzia del farmaco? E l’ordine dei medici? E il ministero della Sanità? Mio figlio purtroppo non tornerà, ma tentare di salvare altre persone fragili sarà un modo di onorare la sua memoria. Denuncio pertanto i medici per la dolosa inosservanza dei doveri professionali, la mancata informativa e la negligenza che hanno causato la morte di mio figlio. Denuncio altresì la grave responsabilità delle ditte farmaceutiche per la mancanza di evidenze della pericolosità dei farmaci nelle confezioni. Il bene della salute è un diritto tutelato dalla costituzione e non può essere consentita deroga”.

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