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“Attrazione fatale”, il cult con Glenn Close e Michael Douglas usciva 30 anni fa

La première del cult di Adrian Lyne si teneva a New York, il 16 settembre 1987, e subito conquistò il pubblico. Il talento dei protagonisti Michael Douglas e Glenn Close e la storia di passione, tradimento, rabbia e follia sono alcuni degli ingredienti che fanno del film, ancora oggi, uno dei thriller psicologici più riusciti di sempre e che l’Academy premiò con 6 nomination.
A cura di Ciro Brandi
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Il 16 settembre  del 1987 si teneva la première di “Attrazione fatale”, thriller diretto da Adrian Lyne che ebbe un successo enorme al botteghino e fece scandalo, come molti dei film dello stesso regista. Nel film, Michael Douglas è Dan Gallagher, avvocato 40enne di New York che conduce una vita tranquilla. Ha una moglie, Beth, e un figlia, Ellen, di 6 anni. Un giorno Dan conosce Alex Forrest (Glenn Close), avvocatessa affascinante e misteriosa, insieme alla quale decide di trascorrere un pomeriggio e un'intensa notte mentre la moglie è in campagna in visita dai genitori. La storia sembrava finita lì, ma Alex, ben presto, si rivelerà una pazza intenzionata a rovinargli la vita, intrufolandosi addirittura in casa.

I punti di forza di uno dei thriller psicologici più riusciti del cinema

Il successo di “Attrazione fatale” era altamente prevedibile, dal momento che Adrian Lyne, l’anno prima, aveva conquistato il pubblico con il cult “9 settimane e ½”, ma l’atmosfera pruriginosa ed erotica di quest’ultimo, lascia spazio al thriller psicologico che cattura l’attenzione dello spettatore dal primo all’ultimo minuto, senza neanche un attimo di pericoloso vuoto. La sceneggiatura di James Dearden segue un binario lineare e senza sbavature, che parte con il flirt e la passione tra Dan e Alex, il pentimento di lui e la follia esplosiva finale di lei, che arriva dopo un crescendo di tensione quasi palpabile. Perfezionista nato, Lyne affidò il montaggio a Michael Kahn, le musiche a Maurice Jarre e la fotografia ad Howard Atherton, una squadra che rese la pellicola tecnicamente ineccepibile e, infatti, ancora oggi “Attrazione fatale” è uno dei thriller piscologici più riusciti del cinema.

Le performance da Oscar di Glenn Close e Michael Douglas

Bisogna ammettere che gran parte del successo del film è dovuto anche al cast eccezionale. Michael Douglas diede inizio al filone cinematografico che lo rese un sex symbol mondiale e nei panni di Dan è credibile al 100%, ma la vera star è la grandissima Glenn Close. La sua Alex cattura la nostra mente, ci ammalia e ci fa paura allo stesso tempo. La sua metamorfosi da avvocatessa affascinante e sensuale, nella prima parte del film, a potenziale assassina accecata dalla rabbia nella seconda, la diceva già lunga sul suo immenso talento e, infatti, per la sua performance (che oscurò quasi totalmente quella di Beth Gallagher, moglie di Douglas nel film) fu candidata ai Golden Globe e agli Oscar come Migliore attrice protagonista.

I premi e il finale alternativo

La pellicola riuscì a portare a casa 4 nomination ai Golden Globe e 6 agli Oscar come Miglior film, Miglior regia, Miglior attrice protagonista, Miglior attrice non protagonista, Miglior sceneggiatura. non originale e Miglior montaggio. La statuetta fu strappata dalle mani a Glenn Close da Cher per la sua performance in “Stregata dalla luna” e da allora la meravigliosa attrice ha collezionato altre 5 nomination, senza mai riuscire a mettere in bacheca l’ambito premio. Non tutti sanno però che l’ansiogena scena finale, in cui la furia della sua Alex viene fuori con tutta la sua dirompente forza, inizialmente doveva essere diversa. In realtà, il regista decise che Alex dovesse suicidarsi e che Dan venisse arrestato, ma durante lo screening test la scena non piacque al pubblico e fu sostituita. Preferiamo, però, evitare lo spoiler per quei pochi che non avessero ancora visto il film.

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