“Austerlitz”, il docufilm di Sergei Loznitsa sul turismo nei campi di concentramento
L’ucraino Sergei Loznitsa, in occasione del Giorno della Memoria, porta al cinema il film-documentario “Austerlitz”, presentato all’ultimo Festival di Venezia e al Toronto Film Festival. Il titolo del film fa riferimento al romanzo omonimo di W.G. Sebald, dedicato alla memoria della Shoah, però Loznitsa pone un interrogativo che molti di noi si saranno posti: perché le persone vanno a visitare i campi di concentramento? Cosa vanno a cercare? Ogni anno, i luoghi della Memoria sono visitati da milioni di turisti e anche il regista si è recato al campo di concentramento di Sachsenhausen (35 km a nord di Berlino), in un giorno d’estate qualsiasi, e ha messo una telecamera fissa, che riprendeva i turisti e tutto quello che facevano una volta arrivati.
Sefie e picnic nei campi di sterminio
Il risultato è un via vai di persone normali che visitano quei posti – teatro di soprusi devastanti e di migliaia di morti di prigionieri ignari e inermi – e che fanno il loro stesso percorso, scattandosi selfie davanti al cancello con la scritta “Arbeit macht frei”(Il lavoro rende liberi) o facendo altre attività (tipo il picnic davanti alle camere a gas) come se fossero in un sito archeologico o in un museo qualunque. Il regista, però, si astiene da giudizi, ci mette davanti solamente immagini, in bianco e nero, lasciando allo spettatore i commenti finali. Tutto è, comunque, riassumibile nelle considerazioni dello stesso regista:
L’idea di fare questo film mi è venuta perché visitando questi luoghi ho sentito subito una sensazione sgradevole nel mio essere lì. Sentivo come se la mia stessa presenza fosse eticamente discutibile e avrei voluto davvero capire, attraverso il volto delle persone, degli altri visitatori, come ciò che guardavano si riflettesse sul loro stato d’animo. Ma non nascondo di esserne rimasto, alla fine, abbastanza perplesso.
Il docufilm sarà disponibile nelle sale a partire dal 25 gennaio. Non perdetelo.