Ben Foster nel ruolo di Lance Armstrong: “Mi sono dopato per somigliare a lui”
Molti lo hanno definito il più grande imbroglio della storia, non solo dello sport e in effetti la storia di Lance Armstrong è di quelle che farebbero rabbrividire chiunque, non solo gli appassionati di sport e ciclismo che in quegli anni si sono fatti illudere e prendere in giro da un personaggio che era riuscito ad assurgere a mito tramite sotterfugi, bugie ed una frode sistematica al sistema di controlli antidoping. L'atleta americano, come noto, vinse 7 Tour de France (poi ammettendo fosse impossibile trionfare alla Grande Boucle senza fare uso di sostanze dopanti), riuscendo a sconfiggere un cancro e percorrendo l'epopea del personaggio che aveva tratto dalla malattia la forza per tornare a vincere. Insomma, un romanzo perfetto, che tuttavia si è rivelato fasullo.
Nel film diretto da Stephen Frears "The Program" un Ben Foster in formissima dà prova di sé e della sua capacità di immedesimazione nel personaggio già dal trailer, nel quale la somiglianza con il ciclista protagonista dello scandalo è impressionante. L'Armstrong descritto dal regista di "The Queen" e "Philomena" è un personaggio cinico, calcolatore, essenzialmente cattivo e non sembrano esserci manifestazioni di indulgenza alcuna nei suoi confronti. Se non altro perché lo stesso Frears anni fa si è misurato con il racconto di un altro personaggio rilevante del mondo dello sport come Muhammad Ali, che lui stesso tiene a debita distanza dall'ex ciclista americano, delineando una differenza abissale tra i due, come riporta Gazzetta in un'intervista: "Ali è stato un grandissimo, un uomo che ha sempre detto la verità, anche davanti alla Corte Suprema. Armstrong è esattamente l’opposto".
"The Program", in uscita in Italia l'8 ottobre, è soprattutto una prova di bravura di Foster, che intervistato ha ammesso di essersi sottoposto a doping programmatico per riuscire a capire cosa volesse dire assumere sostanze che migliorino le capacità e prestazioni sportive. E lui ammette abbia funzionato, dandogli probabilmente la marcia in più per affrontare la durissima prova di interpretare Armstrong:
Ho avuto appena sei settimane per diventare Lance. Non ero mai andato in bici, dovevo allenarmi, mangiare in un certo modo, imparare la sua andatura durante una gara. Il lavoro era enorme e io ero pronto a fare qualunque cosa pur di somigliargli. Così ho deciso di doparmi, ovviamente sotto uno strettissimo controllo medico. Che dire, la droga funziona. Ho visto il mio corpo cambiare rapidamente, tutto quello che dovevo fare riuscivo ad ottenerlo prima del previsto e ad andare anche oltre. Ma quello che voglio sottolineare è quanto sia difficile smettere. Anche io ci ho messo un po’, per questo è necessario il monitoraggio di un dottore. E comunque no, non avrei potuto comunque vincere il Tour