Bruce Lee: 75 anni fa nasceva l’eterna leggenda
Eroe in patria, icona mondiale, mito dei film sulle arti marziali, emblema della forza fisica e mentale. Bruce Lee nasceva 75 anni fa, e nella sua breve vita è riuscito a fissare indelebilmente la sua impronta nella storia del cinema internazionale. 25 film, tante opere postume, serie tv, un film da regista, l’invenzione di una sorta di nuovo stile, il Jeet Kune Do, ne hanno fatto l’emblema mondiale di un genere sempre amatissimo dai cinefili e che ha ispirato centinaia di altri registi e attori nel corso degli anni. La sua figura ha anche un significato molto più ampio ed è vista anche come rivalsa di tutte le minoranze etniche, il paladino che lotta contro ogni tipo di ingiustizia e discriminazione, e ciò ci può far intendere ancora meglio perchè sia diventato talmente importante e perchè, a 75 anni dalla sua nascita, sia ancora leggenda.
Le origini, il maestro Yip Man e il Jeet Kune Do
Lee (il cui vero nome completo è Bruce Jun Fan Lee) nasce a San Francisco il 27 novembre del 1940 – nell’anno del drago – da Lee Hoi-Chuen, un famoso attore comico cinese, e da Grace. Tutta la famiglia fece ritorno ad Hong Kong dopo pochi mesi dalla sua nascita. Carattere ribelle ed indomito, sin da piccolissimo Lee si scontrò con la criminalità giovanile della sua città, così decise d’imparare le arti marziali per difendersi. S’iscrisse, allora, alla scuola di Wing Chun, studiando col famoso maestro Yip Man, dal 1954 al 1957. In pochissimo tempo, il maestro si accorge delle sue innate doti e, infatti, Lee riesce a vincere tantissimi combattimenti. Velocità, flessibilità, arguzia e resistenza erano le sue caratteristiche principali. Con il maestro Man studiò il Kung Fu e tantissime altre arti marziali (Ju Jitsu, Karate, Taekwondo, Savate, Muay Thai, Aikido, Silat, Tai Chi), ma s’interessò anche al pugilato e alla scherma occidentali. Nel 1966, decise di dare un nome al suo stile di combattimento, denominandolo Jeet Kune Do (che significa “la via del pugno che intercetta”) che non fa distinzione tra stili e scuole e si basa sui concetti di essenzialità, efficacia e uso corretto delle energie, sintetizzando i dettami principali proprio del pugilato e della scherma.
“Il calabrone verde”e l’incontro con Linda Emery
Negli anni precedenti, Lee aveva preso parte a tante produzioni del sud-est asiatico, in piccole parti, debuttando nel film “Beginning a Boy” e, a 18 anni, come protagonista in “The Orphan”, di Sun-fung Lee. Il suo temperamento ribelle, però, non era cambiato e la sua famiglia decise di farlo tornare negli USA. Dopo un breve periodo a San Francisco, si trasferì a Seattle e s’iscrisse all’Università di Washington, ma la lasciò senza completare gli studi. Lì conosce Linda Emery, che nel 1964 diventerà sua moglie e dalla quale avrà i figli Brandon e Shannon Emery. Nel 1964, William Dozier, il produttore della serie tv “Batman e Robin” lo notò al Campionato internazionale di karate di Long Beach e gli affidò la parte dell’austista esperto di combattimento, Kato, nella serie tv “Il calabrone verde”, andata in onda tra il 1966 e il 1967. Nel 1969 è sul set, invece, de “L’investigatore Marlowe”, di Paul Bogart, con James Garner.
I film cult “Il furore della Cina colpisce ancora” e “Dalla Cina con Furore”
Lee decide, successivamente, di tornare ad Hong Kong visto che in USA non gli venivano proposti film interessanti. Nella città cinese, subito gli vengono proposti due film fondamentali per la sua carriera: “Il furore della Cina colpisce ancora”(1971) e “Dalla Cina con Furore”(1972). E’, soprattutto, grazie al primo flm che Lee diventa una star internazionale, battendo tutti i record d’incasso ad Hong Kong (3 milioni di dollari). Un anno dopo, fondò la casa di produzione Concord Production Inc., producendo, scrivendo e dirigendo “L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente”(1972), girato a Roma. Indimenticabile è il combattimento finale tra Bruce Lee e Chuck Norris al Colosseo, entrato di diritto nella top ten delle scene d’azione più belle di sempre. Il successo, ormai, era inarrestabile, e nel 1973 Lee è già sul set de “I 3 dell’Operazione Drago”, diretto da Robert Crause, ma prodotto e coreografato dallo stesso Lee. Il film lo consacra alla storia del cinema ed è un grandissimo successo anche al botteghino.
La tragica morte a soli 33 anni
Proprio durante il doppiaggio de “I 3 dell’Operazione Drago”, l’attore fu colto da un forte malore una volta in ospedale, gli fu diagnosticato un edema cerebrale e gli fu dato del mannitolo, per ridurre il gonfiore al cervello. Lee si riprese, ma tre mesi dopo, mentre si trovava ad Hong Kong, a casa dell’attrice e produttrice Betty Ting Pej, si sentì di nuovo male. L’attrice gli diede una pastiglia di Equagesic, contenente asprina e meprobamato per fargli passare la forte emicrania, ma Lee si addormentò senza più svegliarsi, quando aveva solo 33 anni. Era il 20 luglio 1993, e solo molti anni dopo, nel 2005, è stato reso noto che l’attore morì proprio per una reazione allergica al meprobamato, anche se tuttora, i dubbi sulla sua morte sono molteplici. Ai suoi funerali partecipò una folla oceanica, tra cui molte star come Steve McQueen, James Coburn, Chuck Norris, Dan Inosanto e Peter Chin. La sua tomba si trova al Lake View Cemetery di Seattle, accanto a quella del figlio Brandon, morto a 28 anni per un errore fatale durante il film “Il Corvo”, sul quale restano ancora molti dubbi, proprio come per il padre. Nel 1993 ha ricevuto anche una stella sulla Hollywood Walk Of Fame a Los Angeles e a Kowloon (Hong Kong) è stata posata una statua celebrativa in sua memoria. Nello stesso anno, è uscito anche il film biografico “Dragon – La storia di Bruce Lee”, diretto da Rob Cohen, incentrato sulla storia dell’iconico personaggio, interpretato da Jason Scott Lee, anche se con molte “inesattezze” riguardo la sua vita. Tra gli altri film postumi più importanti ricordiamo: “Bruce Lee Supercampione”(1976) di See-Yueng NG; “L’ultimo combattimento di Chen”(“Game of Death I”) diretto da Robert Clouse nel 1978, dove Lee viene “resuscitato” usando materiali d’archivio e “L’ultima sfida di Bruce Lee”(“Game of Death II”) per la regia di Ngsee See Yuen, del 1981 e il documentario “Io sono Bruce Lee”(2012), firmato da Pete McCormack.