Bruce Willis goliardico in Poliziotti fuori di Kevin Smith
Kevin Smith, ormai noto come il regista troppo grasso per volare, è la perfetta via di mezzo tra un regista e un goliarda: un ragazzino di 16 anni o poco più chiuso nel corpo di un omone quarantenne e sovrappeso. Se questo paradosso può generare curiosi e divertenti ibridi, rischia anche di fermarsi alla sterilità, specie se Hollywood ci mette troppo lo zampino. Poliziotti fuori è una sbiadita mezza via tra un poliziesco industriale e una cialtronata giovanile. Jimmy e Paul sono una coppia di poliziotti abilissimi nel mettersi nei guai, specie quando, durante un’indagine nel mondo delle gang losangeline, si fanno distrarre da una preziosa figurina persa.
Un poliziesco anni ’80 stile Beverly Hills Cop, scritto da Mark e Robb Cullen che mescola hard boiled e umorismo senza verve. Nel “complesso” intreccio del film, l’indagine per un omicidio s’incastra con la scomparsa dell’auto di un boss e la figurina che dovrebbe garantire un consistente guadagno a Jimmy; il tutto sullo sfondo dell’insopportabile fissa americana per il matrimonio borghese, necessariamente consumistico e pacchiano.
Il vero limite del film però è che il fiacco spirito di Smith – tenuto a briglie corte dalla produzione – scambia lo humour con le stoltezze di una certa commedia americana, dimentica la vera azione e si perde in tracce annacquate di goliardia. Ci si può accontentare di un paio di battute simpatiche, di qualche scena di parkour, dei sorrisetti di Bruce Willis (al lavoro con Antoine Fuqua su The Tomb) e di un comico di ripiego come Tracy Morgan (la star di 30 Rock, la serie che ospitato recentemente Matt Damon)? La risposta è no, ed è la stessa che hanno dato i non troppi spettatori americani.
Emanuele Rauco
