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“Chi ha paura di Francesco Nuti?”, l’appello del fratello Giovanni

Giovanni Nuti ha lanciato un appello a “produttori e registi coraggiosi”, perché aiutino a realizzare il film del fratello Francesco, noto regista colpito da un ematoma cranico a seguito di un incidente domestico.
A cura di Eleonora D'Amore
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Era più o meno il 2006 quando Francesco Nuti ha iniziato a soffrire di depressione, a tal punto da tentare il suicidio. La dipendenza dall'alcol iniziò a dargli qualche problema e nel maggio dello stesso anno si trovò costretto ad interrompere un'intervista radiofonica (a Radio 24) a causa della sua indisposizione fisica. Poco prima di ritornare sul set per realizzare il film Olga e i fratellastri Billi, nel quale avrebbero dovuto recitare Isabella Ferrari e Sabrina Ferilli (con lui anche nel film Il signor quindici palle), il noto regista cadde mentre era solo in casa ed entrò in coma dopo aver subito un ematoma cranico. Era il 3 settembre 2006 e da allora il "Willi Signori" del cinema italiano ha smesso di apparire in pubblico e di portare sul grande schermo la sua arte.

Il ritorno in tv (poco gradito) – Poi, nel novembre del 2010 la decisione di riportarlo in tv per presentare il suo CD dal titolo "Le note di Cecco", realizzato con il fratello Giovanni e Marco Baracchino, che anticipò la partecipazione al programma Stasera che sera, condotto da Barbara D'Urso su Canale 5. Era il gennaio del 2011 e il pubblico non reagì granché bene al suo intervento televisivo, durante il quale apparì ancora fortemente provato dall'incidente e non del tutto capace di gestirsi davanti alle telecamere. Un intervento che fece molto discutere e che pare contribuì alla chiusura del programma. A subire gli attacchi dell'opinione pubblica fu soprattutto suo fratello Giovanni, ritenuto responsabile della sua esposizione mediatica ritenuta ancora poco opportuna.

L'appello del fratello Giovanni – A distanza di due anni è proprio Giovanni a parlare sul suo profilo Facebook, spiegando cosa muove i suoi buoni propositi riguardo il futuro artistico e personale di Francesco e lanciando un appello a "produttori e registi coraggiosi", perché riescano finalmente a realizzare il sogno di suo fratello, dando vita al film "Olga e i fratellastri Billi", l'opera lasciata incompiuta prima dell'incidente.

Dopo la riemersione dal coma di mio fratello, in occasione del suo riaffacciarsi in pubblico, un suo amico dichiarò che "Certe scelte che ha fatto la famiglia [leggi il sottoscritto], come quella di essere ospite in tv, personalmente non mi riguardano. Sono scelte che probabilmente nascono dal desiderio di normalizzare una situazione che normale non è più". Ho riflettuto a lungo sulla crudezza sciocca, moralista e piccolo-borghese, di queste parole. La prima considerazione la feci a caldo: evidentemente l’amico non crede che Francesco abbia una volontà – è un poveraccio che non parla, costretto in carrozzina! La seconda considerazione la faccio adesso: quando Wenders aiutò Antonioni a girare il suo ultimo film, dopo l’ictus che gli aveva tolto completamente il linguaggio, tentò di normalizzare un disgraziato? Oppure ebbe il coraggio – dei grandi – di aiutare un grande? Io dico che ebbe il coraggio morale di aiutare un grande amico. Perché, ricordiamoci, la “nostra città” è Atene, non Sparta dove si gettano dalle mura i figli deformi. Allora, qualche produttore e qualche regista coraggiosi si facciano avanti, non abbiano paura, anzi pensino che l’occasione sia buona, e aiutino mio fratello a realizzare Olga e i fratellastri Billi, un film di Francesco Nuti. Il pubblico ringrazierà, ne sono certo. [Giovanni Nuti]

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