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Cinema e razzismo: anche Quentin Tarantino finisce sotto accusa

Nel dibattito sul razzismo, finisce sotto accusa persino Tarantino. La critica mossa da John Ridley (lo sceneggiatore di 12 anni schiavo che ha già chiesto la rimozione temporanea di Via col vento) è quella di usare la parola “negro” con troppa disinvoltura nei suoi film. Vecchia storia in realtà, dal momento che Tarantino era già stato punzecchiato anni fa dal collega Spike Lee.
A cura di Valeria Morini
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Il dibattito sul razzismo infiamma a livello internazionale dopo le proteste del movimento Black Lives Matter per la morte di George Floyd. Peccato che talvolta travalichi i limiti del paradosso, come nel caso della recente polemica che ha investito Quentin Tarantino. Il motivo? Il regista è stato accusato dal collega John Ridley, sceneggiatore di "12 anni schiavo", di usare troppo spesso, in modo "doloroso e esasperante" la parola "negro" nei suoi film.

John Ridley ha chiesto la rimozione di Via col vento

Pur ammettendone l'uso in contesti come quelli dei film di Tarantino – il riferimento è in particolare a "Django Unchained" e "Jackie Brown" – lo sceneggiatore afroamericano, che per il film di Steve McQueen ha vinto un Oscar, sostiene che il regista del Tennessee utilizzi il controverso termine in modo un po' troppo disinvolto: "La parola viene usata per il gusto di farlo". Al tempo stesso, Ridley si è detto contro ogni forma di censura gratuita, benché sia stato proprio lui a chiedere la temporanea rimozione di "Via col vento" dal catalogo Hbo Max: il film, secondo la proposta dello stesso sceneggiatore, dovrebbe essere riproposto con un'introduzione che contestualizzi l'epoca in cui è stato girato il capolavoro con Vivien Leigh.

Anche Spike Lee criticò Tarantino

Le critiche sugli epiteti razziali della filmografia tarantiniana sono peraltro vecchia storia: anche Spike Lee manifestò il medesimo fastidio contro l'uso della parola "nigger" nei film del collega Tarantino. Anni fa disse: "Non sono contrario alla parola … e la uso, ma Quentin è infatuato di quella parola. Cosa vuole? Essere un uomo di colore onorario?". Sul turpiloquio e sul linguaggio forte, spesso offensivo e politicamente scorretto dei film di Tarantino si potrebbero scrivere saggi interi. Associare il problema del razzismo al regista tuttavia risulta un po' assurdo, considerando che "Jackie Brown" è un omaggio alla cultura blaxploitation e che "Django Unchained" è un durissimo atto d'accusa allo schiavismo e alle violenze perpetrate contro i neri nel Sud degli Stati Uniti nell'800. Con Tarantino hanno lavorato tanti attori afroamericani in alcuni dei loro migliori ruoli in carriera: pensiamo a Samuel L. Jackson, Jamie Foxx, Pam Grier, Ving Rhames, Chris Tucker, Rosario Dawson, Kerry Washington. Jackson stesso tempo fa ha difeso il collega e amico bollando le critiche come "stron...". Quentin, da parte sua, non ha commentato le frasi di Ridley ma aveva spedito al mittente ogni accusa già nel lontano 1997: "Come scrittore, chiedo il diritto di scrivere qualsiasi personaggio al mondo che voglio scrivere. E dire che non posso farlo perché sono bianco … questo è razzista".

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