David 2013, vincono Tornatore e Mastandrea, ma Diaz non ha perso
Gli esiti di questa edizione dei David di Donatello 2013 non si discutono, si era ampiamente immaginato che potesse andare a finire così, pur prendendo in considerazione un'edizione della rassegna che vedesse più di un film nelle condizioni di mettere in serio pericolo la supremazia di Tornatore. In sostanza la cinquina base si è ripetuta per tutta la serata, eleggendo senza dubbio le migliori pellicole dell'anno, tra cui quelle di Vicari, Garrone, Salvatores, Andò e in aggiunta alternativa quella di Bertolucci, per quanto più defilata. E Tornatore ha trionfato senza aver usurpato nulla, anche se, specie in una data come quella di ieri, dopo la sentenza sui fatti di Bolzaneto, il sentimento dello spettatore comune avrebbe preferito che un pizzico di merito in più fosse riconosciuto a Diaz e all'impresa che ha comportato questo film per essere realizzato, ma soprattutto distribuito e "legittimato". Sarebbe stato bello avere un parere dello stesso regista, ma evidentemente il riconosciuto merito è passato attraverso il premio al produttore, Domenico Procacci. Poteva essere un'annata in cui si cogliesse l'occasione di premiare prima di tutto l'impegno civile; ciò non toglie, lo si ribadisce, che il film di Tornatore meritasse tutto quanto è riuscito a portarsi a casa (sei statuette, a fronte delle quattro conquistate da Vicari).
E' stata sicuramente la serata di Valerio Mastandrea: né il pubblico, né forse tanto meno lui, si sarebbe atteso di vederlo premiato "uber alles" tra i suoi colleghi, sia come miglior attore non protagonista che per il riconoscimento maggiore, quello della performance da protagonista ("Questo veramente non me l'aspettavo – ha detto – certo, nun è che quello di prima me l'aspettavo.."). Sorprende soprattutto per i personaggi con cui ha dovuto contendere lo scettro e che ha battuto al fotofinish, gente come Herlitzka o l'ubiquo (non per colpa sua) Toni Servillo. Ne esce vittorioso il ricordo di Alberto Sordi, sublimato dai racconti di Carlo Verdone che ne ha appunto tratto un documentario, come si sa, a dieci anni dalla sua scomparsa. Pare strano dirlo, ma che il mondo del cinema, su tutti quello romano, non si sia ancora del tutto ripreso dopo la sua morte non sarebbe proprio un'eresia supporlo. Infine, prescindendo dall'aspetto strettamente relativo alla sfera cinematografica, è quasi obbligatorio sottolineare la nota positiva della cerimonia trasmessa in prima serata. I David non sono gli Oscar e nemmeno ambiscono ad esserlo probabilmente, quindi il vestito da "Academy" può sembrare un pugno in un occhio. Però resta un evento dirimente della nostra cultura nazionale e che prima fosse trasmesso in maniera parziale era una cosa che relegava i David alla stregua di un raduno di addetti ai lavori che se la cantassero e se la suonassero. I due conduttori, Lillo e Greg, seppur con frizzi, lazzi e gag esclusivamente di stile radiofonico, hanno tentato di metterci del loro pur essendo fortemente costretti da una scaletta implacabile.