Diego Armando Maradona, Paolo Sorrentino: “Non è morto, è andato a giocare in trasferta”
Diego Armando Maradona è stato, per Paolo Sorrentino, una vera e propria icona, un punto saldo che ha ispirato la sua produzione. Il regista napoletano lo ha ricordato insieme a Federico Fellini nel discorso di ringraziamento dell'Oscar per ‘La Grande Bellezza'. In ‘Youth‘ poi, lo ha ritratto in una clinica svizzera, ancora incredibilmente abile con il pallone, nonostante le condizioni di salute. Nel giorno della sua scomparsa, a 60 anni, Sorrentino ha rilasciato all'Ansa un messaggio in ricordo del campione: "Maradona non è morto. È solo andato a giocare in trasferta". Il regista ha aggiunto:
Una partita ha molto in comune con un film. Narrazione, tecniche, tattiche e un finale non scontato che nessuno conosce. Il calcio è una bella variazione del cinema.
La polemica sul film ‘È stata la mano di Dio'
Il regista premio Oscar lo aveva premesso in un'intervista a La Stampa:"Questo è un film sulla mia adolescenza, su quello che ho vissuto. L’ho scritto per i miei figli, per provare a spiegare perché sono sempre così schivo e silenzioso. Ma non ci sono riferimenti evidenti". Eppure sono iniziate le polemiche quando tramite il suo legame Diego Armando Maradona ha fatto sapere di non gradire un ulteriore film su di lui: "È un equivoco. C'è un rimando, sì, ma non è un film su Maradona. Ed è anche piuttosto evidente, direi",si è difeso il regista partenopeo. Il titolo d'altronde, richiama proprio la frase del campione diventata iconica, usata alla finale dei mondiali dell'86 contro l'Inghilterra: "La mano de Dios".
Maradona non voleva essere coinvolto nel film di Sorrentino
Da parte di Diego Armando Maradona la scorsa estate c'era stato un no categorico. Il campione non voleva che Paolo Sorrentino utilizzasse la sua immagine per il suo ultimo film prodotto da Netflix. Su Twitter infatti, il suo legale aveva messo in guardia il regista: "Diego Maradona non ha autorizzato l'uso della propria immagine per questo film. Con i nostri colleghi italiani stiamo organizzando la strategia legale per presentare una protesta formale alla Giustizia italiana per un uso indebito di un marchio registrato".