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È morto Andrea Garinei, figlio di Enzo. Insinna: “Bruciata troppo in fretta la sua candela

Un male porta via Andrea Garinei, giovane erede di una delle famiglie teatrali più importanti d’Italia. Flavio Insinna: “Uno come lui faceva palpitare il cuore”.
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È morto nel riserbo e nella discrezione assoluta Andrea Garinei, giovane erede di una dinastia teatrale tra le più importanti. Figlio di Enzo, nipote di Pietro che diede vita alla compagnia di "Garinei e Giovannini", l'attore e regista lascia la vita terrena troppo presto alla soglia dei 50 anni. Aveva lavorato con i più grandi al cinema, in tv e al teatro, da Tornatore ("Il Camorrista") a Lamberto Bava ("Demoni 2"). In teatro, diretto da suo padre, in scena con "Scusi, lei ci crede ai miracoli" e "Ma va all'inferno".

Flavio Insinna, che con lui ha frequentato la scuola di teatro e più volte diviso il palco, lo ha ricordato con un lungo post su Facebook:

Andrea Garinei era mio compagno negli anni della scuola di teatro. Ho aspettato a salutarlo. Lo faccio adesso dopo avergli detto ciao, in chiesa. Andrea Garinei, figlio d’arte, nipote d’arte. Il papà Enzo, grande attore, che dopo la cerimonia, nonostante tutto è riuscito a regalarmi il suo sorriso e una morbidissima carezza. Lo zio Pietro, sì proprio lui, quello di Garinei e Giovannini. Garinei, per chi come me ama il teatro, un cognome che fa palpitare. Il Sistina, i grandi successi, le commedie musicali, i trionfi, gli applausi, i bis… Oggi però, niente fila al botteghino, non parte la musica, niente canzoni, non entra il balletto, nessun effetto di luce… Oggi piove, sipario chiuso, sala vuota, poltrone mute. Silenzio. Niente "chi è di scena". Sottovoce voglio salutare Andrea, un uomo che ha sofferto troppo e ha vissuto troppo poco. Eravamo amici? Forse. Forse non nel senso eroico a volte enfatico che si assegna a questo concetto. Andrea mi ha sempre messo in soggezione con il suo sguardo così acuto in grado di scavarti e scovarti giù nel profondo. Mi ha sempre, senza volerlo, messo in difficoltà con la sua eleganza così snob e inaccessibile. Eravamo amici? Non lo so. Ma se hai studiato sullo stesso palco a vent’anni, quando i sogni non fanno paura, quando hai condiviso battute, tramezzini schifosi, i primi applausi , il camerino e magari anche la solenne strigliata dei maestri, beh allora, anche senza essere amici, la vita ti ha legato per sempre in una misteriosa ma sincera fratellanza.

"Io caciarone, lui misurato"

Negli anni, i nostri incontri, sul set o fuori da un teatro, prevedevano sempre lo stesso copione: la sua voce profonda e misurata, il mio approccio caciarone, il suo sguardo sempre più sornione e il mio essere felicemente impacciato nel ritrovarlo. Andrea Garinei, che lo avresti abbracciato forte ma poi ti frenavi perché … boh …ma …non lo so, magari si scoccia. Andrea. Andrea che è bruciata troppo in fretta la candela. Ecco perché, oggi, mentre diluvia, sono qui a salutarlo pubblicamente. E ti devo ringraziare Andrea. Perché in chiesa, mentre ti immaginavo finalmente felice, ho ripensato alla prima volta che il teatro mi ha mozzato il respiro. E' successo proprio lì, nel tuo Sistina, da bambino, il finale di “ Aggiungi un posto a tavola", quando la colomba bianca dopo un volo magico si unisce al banchetto e quella canzone ,quel ritornello ti entrano nel cuore.per sempre. Se vuoi sorridi scettico anche questa volta, ma sono sicuro (io che non sono sicuro mai di niente) che gli Angeli hanno già aggiunto un posto a tavola. Per te Andrea. Ti voglio bene. Flavio.

Enzo Garinei, gigante del teatro italiano e padre di Andrea

Dice bene Flavio Insinna, Garinei è un cognome che fa tremare il cuore dall'emozione a quanti amano il teatro ed Andrea era diretto discendente di una dinastia partita con Pietro Garinei, suo nonno, commediografo, regista e autore che in coppia con Sandro Giovannini ha dato vita ad una florida produzione. Suo padre è Enzo, anch'egli uno dei maggiori interpreti viventi di cinema, tv e teatro che ha collaborato con i più grandi quasi sessant'anni di carriera.

Enzo Garinei, padre di Andrea.
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