Festival di Roma azzerato da Zingaretti, chiesto intervento a Bray
Il direttore del Festival del Film di Roma aveva annunciato sin dagli inizi dell'ottava edizione di quest'anno, che la manifestazione, per il futuro, aveva bisogno di sapere cosa la attendesse, se potesse ambire a crescere o dovesse limitarsi a galleggiare. E' evidente che su Roma, sin dalla sua nascita, la discussione sia stata sempre più politica che artistica, se non altro per la composizione del cda della fondazione, il quale vanta membri della Regione Lazio, del Comune, della Provincia, Camera di commercio e Fondazione Musica per Roma. Anche Luigi Abete, rappresentante dello sponsor principale Bnl (che Enrico Lucci de Le Iene aveva apostrofato come "poco competente di cinema", detto in maniera edulcorata, durante l'ultimo servizio), aveva sottolineato l'esigenza di capire quale destino fosse riservato a Roma.
Il neo governatore Zingaretti, subito dopo la conclusione del Festival (con la vittoria di "Tir" di Alberto Fasulo), aveva richiesto un'intervento del ministero dei beni culturali affinché "Le basi della manifesatzione potessero essere più solide, stimolando anche la particolare attenzione che il ministro Bray ha dimostrato sin dal suo insediamento per l'audiovisivo. Cosa viene chiesto a Bray? Di procedere sostanzialmente all'azzeramento del consiglio d'amministrazione attuale della Fondazione così da poterlo riformare e dare una rappresentanza più forte all'ente istituzionale che presiede.
Lo stesso Zingaretti ha anche chiesto che venga rivista la formula, semmai con un avvicinamento ad una manifestazione come quella del Festival della Fiction, che ha sede sempre a Roma, la quale ha goduto negli ultimi anni di un'autorevolezza forte dal punto di vista internazionale. Nel frattempo, il segnale proveniente da Bray sembra positivo, visto che il ministro ha chiuso la Conferenza nazionale del cinema proprio all'Auditorium, in corrispondenza del festival. Non è un segno dirimente però, sul festival continua a regnare una sorta di anarchia silente, come se dovesse restare in vita necessariamente e non se ne volessero trovare i motivi concreti.