Giù Iva sui biglietti del cinema, la Francia aiuta l’arte. E noi?
Ci basta poco, veramente poco, oggi, per sorprenderci di un gesto seppur marginale, ma ragionevole della politica. Soprattutto, rispetto ai nostri standard nazionali, non passa giorno senza che, guardandosi intorno, si provi la sensazione di trovarsi nel solo luogo in cui si faccia poco per arginare gli effetti corrosivi di una crisi economica senza precedenti. O meglio, di non farla pagare alla cultura o alla ricerca, come il futuro fosse solo domani. Sì, è catastrofismo, escatologico ed anche un saggio di perfetta esterofilia. Fatto sta che la notizia giunta dalla Francia, oltre ad avere un profilo maledettamente socialista (e questo sì, potrebbe ingannare), tenderebbe a far credere ad ogni lettore che qualcosa in favore dell'arte e della cultura si possa fare. Il governo di Hollande ha infatti deciso di ridurre dal 7% al 5% l'Iva sui biglietti del cinema. Il ministro francese della Cultura, Aurelie Filippetti ha affermato speranzosa che il tasso ridotto possa favorire la cultura: "Lo abbiamo fatto per i libri e il teatro. A nome del principio di neutralità tecnologica, la Francia lo ha fatto anche per l'e-book e la stampa on-line. E' una battaglia di grande importanza". La domanda sorge spontanea: il tasso ridotto comporterà una riduzione del costo del biglietto per lo spettatore? La sola risposta la si potrà avere nel gennaio del 2014, ma resta il dato di fatto di un atto che, pur nei suoi limiti, sostiene la cultura, la sponsorizza.
In Italia cosa succede? – Ribadiamo, sarebbe parziale ritenere un gesto tanto risolutivo quello del governo di Hollande solo per farlo pesare a confronto con l'immobilismo italiano. Ma d'altronde, quali sono le cose più recenti che possiamo ricordare? Oltre ad un celeberrimo ministro dell'Economia che pronunciò la frase epocale "Con la cultura non si mangia", sappiamo che anche per noi dicembre 2013 sarebbe stato un momento risolutivo: scadrà infatti alla fine di quest'anno quell'aumento predisposto dall'allora governo, nel febbraio 2011, di un euro su ogni singolo biglietto. Parte di una manovra che al tempo si disse sarebbe servita a a coprire le agevolazioni fiscali alla produzione cinematografica. E questo è solo ciò che concerne il cinema. Si dice sarebbe perché ovviamente si dovette procedere evitando quel rincaro, con il solito aumento di accise sui carburanti. Fu un bene per i fruitori di cinema ed anche per i proprietari stessi, ma al contempo dimostrò, probabilmente un fare conservativo che di certo non lasciava trasparire l'intenzione di aiutare il cinema, quanto piuttosto di tenerselo buono. Affaire similare si era generato nei mesi scorsi nel merito di un eventuale taglio statale dei tax credit all'audiovisivo. Anche in quel caso nulla si è concretizzato, soprattutto grazie ad una protesta feroce da parte dei registi italiani, guidata da Roberto Andò. Sarebbe però opportuno ricordare che non fare un passo indietro, non vuol dire fare un passo avanti.