Gli Spietati, Clint Eastwood e l’elegia del West
Questa sera alle 23.40 su Rete 4, imperdibile appuntamente cinefilo con Gli Spietati, straordinario western realizzato nel 1992, diretto dal sommo Clint Eastwood, e da lui anche interpretato insieme a Morgan Freeman e Gene Hackman. Un film malinconico, nostalgico, crepuscolare, in cui a suo modo Eastwood canta la morte del genere più bello e genuino del cinema, celebrando la scomparsa di ogni possibile Mito, e l'ideale sepoltura di un'epopea ormai lontana.
Per compiere il suo poetico epitaffio, che dedicò a Don Siegel e Sergio Leone, i suoi maestri, che gli trasmisero tutto l'amore possibile per l'Arte cinematografica, Clint (ora pronto a spulciare tra i segreti dell'FBI per un nuovo film su J. Edgar Hoover), insieme ai suoi carismatici compagni di viaggio, torna per un'ultima volta a respirare la polvere, per vendicare una prostituta sfregiata e incassare la lauta ricompensa promessa. Si rigetta nella mischia, anche se non ne ha più la voglia, per risolvere un altro Debito di Sangue, rimettendo in gioco le sue capacità per un'ultima battaglia contro il tempo che passa e non torna più. Per farlo, utilizza come sempre il suo stile classico e ordinato, ironico e puntiglioso, celebrando il tramonto del western con un afflato sincero e raffinato che ancora oggi, all'ennesima revisione, mette i brividi; nel contempo, lancia una feroce critica alla violenza radicata nelle viscere della società americana, passata ma anche presente.
In realtà, per fortuna, il western è sopravvissuto fino a oggi. Ce l'hanno insegnato Kevin Costner, Walter Hill, e altre splendide "anime del west" come Robert Duvall. Gli Spietati ricevette 9 nominations all'Oscar, e ne vinse 4 (film, regia, montaggio e attore non protagonista ad Hackman). Una consacrazione strameritata per un'opera di classe immensa, una di quelle pellicole epiche e immortali, che andrebbero insegnate nelle scuole, dalla prima all'ultima inquadratura.
Alessio Gradogna