“Harry, ti presento Sally…”, la commedia romantica per eccellenza, usciva 30 anni fa
Il 12 luglio 1989 nelle sale del Canada e di New York usciva la commedia romantica per antonomasia, “Harry, ti presento Sally…”, diretta da Rob Reiner e con protagonisti Meg Ryan e Billy Crystal. Per quei pochi che non conoscessero ancora la trama, Reiner ci porta nella Chicago del 1977 e ci pone un interrogativo di base: ma il sesso può minare un’amicizia perfetta tra un uomo e una donna? Per “analizzare” il caso, il regista racconta la storia di Harry Burns (Crystal) e Sally Albright (Ryan), due giovani che, dopo l’università, intraprendono insieme il viaggio verso New York per rincorrere i propri sogni: Il primo vuole diventare un consulente politico e la seconda è un’aspirante giornalista. Durante il percorso, i due hanno modo di confrontarsi su vari temi ed Harry, soprattutto, afferma che l’amicizia tra uomo e donna non possa esistere perché prima o poi uno dei due cederà al richiamo sessuale. Ciò suscita il disappunto di Sally, ma appena il viaggio termina, i due si perdono per rivedersi 5 anni dopo, sullo stesso aereo, e Sally convive con Joe (Steven Ford), mentre Harry sta per sposare Helen (Harley Jane Kozak). Passano altri 5 anni e il destino li fa rincontra in una libreria, entrambi ormai single e in crisi. Le loro conversazioni si fanno sempre più intime e confidenziali, il loro rapporto subisce una spinta propulsiva, come quella dei rispettivi amici Marie (Carrie Fisher) e Jess (Bruno Kirby) che finiscono per sposarsi. Probabilmente, Harry aveva avuto sempre ragione.
Una storia d'amore e amicizia lunga 12 anni tra risate e riflessioni importanti
Nell’arco di 12 anni – dal 1977 al 1989 – la storia di Harry e Sally ci fa ridere, riflettere, sognare, arrabbiare, commuovere, raggiungendo una completezza che poche altre commedie riusciranno a raggiungere negli anni a venire, pur attingendo a piene mani dal film di Reiner. La visione cinica del mondo di Harry si scontra con l’ottimismo innato di Sally e i loro incontri/scontri sono intervallati da brevi e geniali intermezzi di coppi di anziani che raccontano come si sono conosciuti e come hanno fatto a stare tutto quel tempo assieme. Tutto funziona alla perfezione. La pellicola funziona e continua a magnetizzare la nostra attenzione per la semplicità della trama ma, soprattutto per l’immensa bravura dei due protagonisti principali e per la fenomenale sceneggiatura scritta dalla compianta Nora Ephron, in stato di grazia assoluta. Crystal aveva già lavorato con Reiner nella serie tv “Arcibaldo” e diede un grande contributo anche alla stesura della sceneggiatura, dando sfogo comunque alla sua grande maestria nell’improvvisazione. Per Meg Ryan, gi comparsa in “Amityville 3D”(1983), “Top Gun”(1986), il film rappresentò un enorme trampolino di lancio verso il mondo dorato di Hollywood, anche se per accettarlo dovette rinunciare a quello di Shelby Eatenton in “Fiori d’acciaio”(1989), di Herbert Ross, che andò a Julia Roberts, facendole vincere il Golden Globe come Migliore attrice non protagonista.
La sceneggiatura della Ephron, grazie ai suoi dialoghi brillanti che incorniciano scene storiche come quella del finto orgasmo al pub, a cui seguirà la battuta storica di un’anziana signora – interpretata da Estelle Reiner, madre del regista – “Prendo quello che ha preso la signorina!”. Tutto lo script gioca sui contrasti, sull’antagonismo amore/amicizia, uomo/donna, sesso/intelletto, con battibecchi al fulmicotone “alla Woody Allen” come quando Sally dice “Per voi uomini è diverso: Charlie Chaplin ha avuto figli fino a 73 anni” ed Harry risponde “Sì, ma non riusciva a tenerli in braccio”, e così via. New York diventa uno dei protagonisti, con i suoi scenari da sogno, mentre le musiche di Marc Shaiman accompagnano alla perfezione ogni momento della parabola narrata da Reiner.
Le nomination e gli incassi
La pellicola è stata candidata, inevitabilmente, all’Oscar per la Migliore sceneggiatura originale e a 5 Golden Globe, tra cui quello alla Migliore attrice protagonista a Meg Ryan e, oltre ad aver ricevuto il plauso della critica specializzata – anche se in alcuni Paesi, come in USA, è stato vietato ai minori di 17 anni non accompagnati da un adulto – riuscì ad incassare circa 186 milioni di dollari a fronte di un budget piccolissimo che sfiorò i 14.5 milioni. Oltre a tutto questo, l’American Film Institute lo ha inserito in ben tre classifiche: Migliori commedie USA, Migliori film sentimentali e Migliori commedie romantiche di tutti i tempi.