“Hypnosis” – La recensione
È il primo lungometraggio della coppia di registi Davide Tartarini e Simone Julian Cerri Goldstein, entrambi provenienti dal mondo dei cortometraggi, videoclip e pubblicità. I due si sono voluti cimentare nell’impervio sentiero del thriller paranormale, genere che in Italia, lo ripetiamo, è quasi utopistico da realizzare con risultati accettabili. La location utilizzata è il villaggio industriale di Crespi d’Adda, molto suggestiva per le costruzioni gotiche e gli scenari.
I protagonisti sono, l’attrice Daniela Virgilio, nota grazie alla serie televisiva “Romanzo Criminale”e Nicola Baldoni, visto ne “L’ultimo Ultras” (2009). Il plot, per gli appassionati del genere, potrebbe risultare già visto e sentito. Lo psichiatra sperimentale americano Isaia R. Deutzberg (Federigo Ceci), sta conducendo una cura su un paziente, Christian Parenti (Nicola Baldoni), proiezionista in un multisala, affetto da aneurisma cerebrale. La malattia gli provoca strane visioni e non gli permette di ricordare i suoi primi dieci anni di vita. Lo psichiatra ha saputo di Christian tramite la sua compagna, Alice Moretti, psichiatra anche lei, la quale aveva già in cura il ragazzo, e che adesso decide di riprovare ad aiutarlo tramite una particolare terapia ipnotica. Durante le sedute, Christian, Alice e Isaia saranno portati indietro nel tempo, nel paese natale di Christian, rievocando un passato pericoloso e irrisolto, popolato da strane presenze.
Inevitabilmente, appena leggiamo la trama, ci vengono in mente tutti i film giapponesi sul tema, uno tra tutti, “The Eye”, ma ovviamente i risultati non sono all’altezza del paragone. L’arte di mescolare il thriller paranormale con l’horror dev’essere fatta bene, curata, se no gli effetti sono, necessariamente, collaterali. Invece di suscitare ansia, paura e farci sobbalzare dalla poltrona, “Hypnosis” sfiora l’ironia, a causa anche di una sceneggiatura da “urlo”, ma in senso negativo. Ok, il budget sarà stato pure limitato, ma questo non giustifica il fatto che la pellicola sia lenta, i personaggi principali poco approfonditi, la trama usurata e il cast preso in prestito dalla televisione e da film di nicchia, totalmente fuori contesto.
Eppure i registi Tartarini e Cerri Goldstein non sono degli sprovveduti, ma con “Hypnosis” hanno dato vita ad un’accozzaglia di elementi che non sono riusciti ad incanalare verso un sentiero unico. Il finale è la ciliegina sulla torta di un progetto che, forse, era meglio far uscire direttamente in DVD.
Voto: 4