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I 50 anni di Nicole Kidman nei suoi 7 migliori film

Una delle dive più amate e premiate di Hollywood compie 50 anni. Nicole Kidman, punto di riferimento e già icona di un cinema raffinato, complesso, emozionante e di grande impatto, ha già girato 55 film, portando a casa un Oscar, 3 Golden Globe, un Orso d’Argento e una caterva di altri riconoscimenti. Per renderle omaggio, ecco quindi 7 sue perle che non potete non aver visto.
A cura di Ciro Brandi
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E’ una delle regine più amate e premiate di Hollywood. Fascino altero ed etereo, sensualità di altri tempi e un talento che è diventato punto di riferimento assoluto per tutte le giovani leve del cinema. Nicole Kidman, il 20 giugno, compie 50 anni e in bacheca ha un Oscar (portato a casa per “The Hours”), ma anche 3 Golden Globe, un Orso d’Argento e una caterva di altri riconoscimenti collezionati in giro per il mondo. Finora, la diva ha girato ben 55 film – incluso “L’inganno”, di Sofia Coppola – e, per celebrare alla grande il suo compleanno, di seguito trovate le 7 perle – da “Eyes Wide Shut”, passando per “Moulin Rouge!” fino ad Australia – che non potete non aver visto almeno una volta.

“Eyes Wide Shut”(1999), di Stanley Kubrick

Eyes Wide Shut”, capolavoro di Stanley Kubrick usciva (postumo) nelle sale nel 1999, suscitando scalpore in tutto il globo. Il grande regista di “Lolita” e “Shining” aveva voluto la coppia più famosa di Hollywood – allora ancora marito e moglie – formata da Tom Cruise e Nicole Kidman per un film che sondava insicurezze sulla fedeltà, il sesso e il matrimonio stesso, e il maestro ha quasi torturato “mentalmente” i due attori, spingendoli ai loro limiti estremi. La critica e il pubblico si divisero, ma ad oggi, il film è uno dei più onirici, enigmatici, destabilizzanti e magnetici della storia di Kubrick e del cinema in generale, capace di squarciare le ombre, le noie e le bugie del mondo borghese, ipnotizzandoci fino alla fine.

“Moulin Rouge!”(2001), di Baz Luhrmann

Nel 2001, Luhrmann ci apriva le porte del “Moulin Rouge!” con due protagonisti d’eccezione: Nicole Kidman e Ewan McGregor. I due attori, rispettivamente nei panni della bella etoile Satine e dell’aspirante scrittore Christian, incantano cantando famosi brani pop riarrangiati per l’occasione, muovendosi tra le sontuose scenografie di Catherine Martin e gli effetti speciali di Brian Cox.  Il gioco di sovrapposizioni, la storia d’amore, la straordinaria bravura e l’eclettismo dei due protagonisti, ne hanno fatto uno dei musical più belli di sempre, vincitore, tra l’altro, di due Oscar (scenografia e costumi).

“The Others”(2001), di Alejandro Amenábar

La Kidman è la protagonista di uno dei migliori e più riusciti film dello spagnolo Alejandro Amenábar.  L’attrice è nei panni di Grace Stewart, una donna che vive, con i suoi due figli, in una grande e vecchia casa sull’Isola di Jersey. I bimbi soffrono di una malattia che gli impedisce di esporsi ai raggi del sole e la donna, quindi, crea un decalogo di regole motlo rigide alle quali sottostare. Dopo l’arrivo di alcuni domestici, la quiete della casa sembra essere spazzata via e Grace inizia a sospettare che la mansione sia infestata dai fantasmi. Ma la realtà è terribilmente diversa. Amenábar riesce a tenerci sul filo del rasoio fino alla fine, tra suspense, angoscia, paura e curiosità, assoldando una Kidman al massimo della sua forma, che farà sua la nomination ai Golden Globe come Migliore attrice in un film drammatico. Alzi la mano chi non è rimasto di stucco guardando il finale.

“The Hours”(2002), di Stephen Daldry

Daldry porta sul grande schermo il romanzo di Michael Cunningham, “Le ore”, vincitore del Premio Pulitzer. Il regista racconta la storia di tre donne unite dall’amore per lo stesso libro, “Mrs. Dalloway”, scritto da Virginia Woolf, nel 1925. C’è Laura Brown (Julianne Moore), casalinga in attesa di un bimbo (siamo nel 1949), che vuole preparare una festa per suo marito, ma non riesce a staccare gli occhi dal romanzo. Il film salta al 2001, dove Clarissa Vaughan (Meryl Streep) intende dare un party per celebrare l'amico Richard, noto scrittore che si sta spegnendo perchè malato di AIDS, e che è solito chiamare Clarissa – sua ex amante – proprio “Mrs Dalloway”. Le storie delle due donne s’intrecceranno tra loro e a quella malinconica e tragica della stessa Virginia Woolf (Nicole Kidman), intenta a scrivere il famoso libro. Intenso, poetico e a tratti devastante, il film di Daldry ha premiato tutte le meravigliose attrici protagoniste, ma soprattutto la Kidman, che ha portato a casa il Golden Globe e l’Oscar come Migliore attrice protagonista.

“Dogville”(2003), di Lars von Trier

L’eclettico Lars Von Trier ci riporta negli Stati Uniti dell’inizio degli anni ’30. Qui, Grace, una giovane donna in fuga, arriva a Dogville, una piccola cittadina di provincia, inseguita da un gruppo di gangster. La sua presenza sconvolgerà l’ esistenza della comunità locale. I cittadini accettano di nasconderla e in cambio lei accetta di lavorare per loro. Grace, però, ha un segreto, e quando gli inseguitori diventeranno insistenti, i cittadini di Dogville si pentiranno di averle voltato le spalle. Con “Dogville”, Trier mette in scena le repressioni dell’animo umano, che esplodono nel finale, dimostrando che il regista non poteva scegliere un’attrice migliore della Kidman per dar vita ad un mosaico di emozioni che incollano allo schermo, scioccando lo spettatore.

“Ritorno a Cold Mountain”(2003), di Anthony Minghella

Le vicende di "Ritorno a Cold Mountain" si svolgono tra il 1861 e il 1864. Il soldato Inman Balis (Jude Law) dopo essere stato ferito in battaglia, cerca di tornare a casa da Ada (Nicole Kidman), la sua amata, attraversando una nazione in preda alla guerra civile. Nel viaggio di ritorno, l’uomo vivrà momenti terrificanti e l’unica cosa che lo terrà in vita sarà proprio l’amore per Ada, la quale, a sua volta, dopo la morte del padre, si ritroverà a dover affrontare da sola i pericoli di Cold Mountain e a difendere la fattoria in rovina, aiutata dall’eccentrica vagabonda Ruby (Renée Zellweger). Ispirandosi all’omonimo romanzo di Charles Frazier, Minghella mette a segno il colpo cinematografico della vita, esaltando al massimo le potenzialità di Law e della Kidman, divisi da drammi storici e interiori e da una strada che sembra sempre troppo lunga. Il dramma è spezzato dall’ironia e dall’istrionicità della Zellweger, vincitrice dell’Oscar come Migliore attrice non protagonista.

“Australia”(2008), di Baz Luhrmann

L’attrice divide la scena con Hugh Jackman, in questo capolavoro, firmato ancora da Baz Luhrmann. Il regista ci porta al periodo antecedente lo scoppio della Seconda guerra mondiale, e racconta la storia di Sarah Ashley (Kidman), una ricca donna inglese che si reca in Australia dal marito per vendere la loro tenuta di bestiame. Una volta lì, si troverà coinvolta in un complotto ordito da un altro proprietario terriero, che vuole impossessarsene. Per salvare le sue proprietà, Sarah scende a patti con Drover (Hugh Jackman), un rude mandriano locale, che la accompagnerà in un viaggio attraverso le terre più ostili del magnifico Paese. I due vivranno mille avventure, s’innamoreranno e assisteranno anche allo storico bombardamento del Giappone al porto di Darwin. Luhrmann ci mostra un Paese incontaminato e ricco di bellezze naturali assolutamente uniche, mescolando più generi (western, storico, dramma), contando sull’impressionante bravura di due pilastri del cinema contemporaneo.

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