Il Cavaliere Pallido, Clint Eastwood tra soprusi e vendetta
Questa sera su Rete 4 appuntamente cinefilo di tutto rispetto con Il Cavaliere Pallido, indimenticabile western diretto e intepretato da Clint Eastwood nel 1985. Un film nel quale ancora una volta il sommo Clint omaggia e rivive il genere che gli ha dato l'immortalità artistica, utilizzando il suo consueto e affascinante stile classico per raccontare un'altra storia di soprusi e vendetta, impreziosita dalla bellezza degli scenari naturali, dai suoi occhi di ghiaccio, e dalla malinconia per il Mito che si avvia ormai al definitivo tramonto.
Il film è ambientato nella seconda metà dell'Ottocento, nell'Idaho, durante il periodo della corsa all'oro. I minatori cercano pepite, ma un prepotente signorotto locale vorrebbe cacciarli via. Dalle montagne scende però un misterioso Cavaliere vestito da prete, che inizia a proteggerli, difendendo i deboli e vendicando tutti i torti subiti. L'uomo fa innamorare la piccola Megan, uccide i sicari assoldati dal nemico, e si prepara, una volta terminato il suo compito, a scomparire nuovamente nel nulla da cui è arrivato.
I temi tanto cari al cinema di Eastwood (ora in procinto di scendere tra i segreti dell'FBI) sono ancora una volta messi sul piatto, sfruttando una sceneggiatura piuttosto prevedibile, che comunque il grande regista riesce a tenere in piedi grazie al suo inarrivabile carisma. Pur non essendo il suo miglior film, resta un lavoro genuino e affascinante, grazie al quale possiamo ancora una volta respirare l'odore delle praterie e di un cinema che quasi non esiste più; un film “di mestiere”, e la risoluzione di un altro “debito di sangue” che prepara il terreno per quello che sarà poi il vero e assoluto capolavoro di Clint in chiave western, ovvero Gli Spietati, impareggiabile elegia del West.
Alessio Gradogna