Il film Nomadland scompare dal web in Cina, la regista aveva criticato Pechino
È stato uno dei film più premiati del 2020, con candidature e vittorie ai Golden Globe e alla Mostra del Cinema di Venezia, tra i lungometraggi più apprezzati dalla critica eppure, Nomadland, diretto da Chloé Zao, è improvvisamente sparito dal web in Cina. Il motivo, in realtà, è piuttosto elementare: il governo cinese non ha apprezzato alcune considerazioni fatte in passato dalla regista, di origine cinese che però vive negli Stati Uniti, nelle quali aveva criticato il suo Paese natale.
La scomparsa dei contenuti su Nomadland
Già da qualche settimana il film era stato accolto con entusiasmo in Cina, dove si commentava con gioia la vittoria ai Golden Globe e, inoltre, era stata annunciata anche l'uscita del film 23 aprile. Improvvisamente, però, su Weibo, il social media cinese più usato e conosciuto, tutti i contenuti relativi al Nomadland sono stati rimossi, sebbene solo negli ultimi giorni erano state raggiunte 87milioni di visualizzazioni. La scomparsa di questi contenuti, però, non è stata affatto casuale.
I motivi della censura
Di recente, infatti, sono emerse delle dichiarazioni che Chloé Zao aveva rilasciato in un'intervista risalente al 2013 alla rivista Filmmaker, durante la quale dichiarava che la Cina fosse "un posto dove ci sono bugie ovunque". Queste considerazioni non sarebbero piaciute a parecchi utenti che, quindi, accusando la regista di aver danneggiato la reputazione del Paese, hanno chiesto che il film fosse cancellato. Si tratta, quindi, di una vera e propria censura, sebbene questo non implichi necessariamente che il film non uscirà nelle sale come previsto, sebbene attualmente l'unica locandina di Nomadland che si riesce a trovare è reperibile sul sito di cinema "Douban", ma non vi è riportata una data di lancio sul grande schermo. La questione è diventata un vero e proprio caso in Cina, tanto che il direttore del tabloid più importante d'Oriente, il Global Times, che è solito difendere strenuamente l'orgoglio cinese, ha preso le difese della regista, dichiarando che quelle affermazioni non erano da assimilarsi a reali convinzioni politiche.